Era per me, un appuntamento fisso. Tutti i sabato mattina, andavo con la mia amica Marghe, a fare un giretto al mercato dello stadio.
Lo scoprii tanti tanti anni fa, così per caso un giorno passando li vicino, una volta che ero in macchina con la mia mammina.
All'inizio ci andavo con lei, in seguito con la mia amica Marghe. Una delle poche dell'infanzia, che frequento ancora. Viene a trovarmi, da quando sono malata, minimo una sera alla settimana (di solito quando sono “vedova”, cioè quando Giggino va ad una delle sue solite “riunioni”, adesso le chiamano così).
E' l'unica amica dell'infanzia, alla quale è stato concesso (veramente è venuta senza chiedere il permesso e mi ero anche un tantino incazzata) di venire a trovarmi in ospedale (preferisco non mi si veda in certe condizioni, salvo i parenti stretti, escluso mio padre).
Ne abbiamo combinate tante insieme! I primi innamoramenti, la prima volta in discoteca, la prima sigaretta fumata nel suo bagno e dopo lunghe distese perché ci veniva il vomito, le vacanze sul lago….è stata la prima che mi ha depilato le sopracciglia… Mia mamma si era incazzata tanto perché le aveva tolte partendo dall’alto, e non dal basso….
Così diverse lei ed io, che sembriamo provenienti da due diversi pianeti. Tanto sono logorroica io, tanto è silenziosa lei. Tanto sono sboccata io, tanto è misurata lei. Tanto sono “fuori di testa” io, tanto è “tranquilla” lei... (almeno così pensavo fino a che non si è trovata un compagno, della serie “guarda come mi trasformo adesso, che ti credevi, ho ancora parecchie cartucce da sparare!!”).
Insomma, ci compensiamo, mi compatisce, mi sopporta, penso mi voglia bene. Ed anch’io, tanto.
Al mercato dello stadio, per ovvie ragioni, non sono più potuta andare per molto tempo. Ma adesso ho ricominciato. Non riesco, ovviamente a fare tutto il giro completo, perché c’è troppo da camminare, ma riesco comunque, ad arrivare alla mia bancarella preferita: li chiamo “i miei amici”. E’ da loro che ho riversato, in passato, il mio disturbo compulsivo da shopping. Tutta la rabbia che avevo dentro, la sfogavo comperando dei tailleur, delle camicette, pantaloni ecc. ecc. Loro, “i miei amici”, erano e sono molto simpatici. Padre, madre e figlio. Solo che è il figlio, che fa da genitore. Il padre e la madre, infatti, sono tipo “figli dei fiori”: Lei, sui 55 anni, con le treccine da rasta ed i tatuaggi, Lui con l’orecchino ed una faccia da schiaffi. Il figlio, sembra adottato, e guarda sempre i genitori con una sorta di aria da compatimento…sono quasi certa che li controlla, come dovrebbero invece fare loro con lui…
A completare la famigliola c’è il cane. Se lo portano spesso appresso, nei giri che fanno per le varie città, per cercare di vendere e di portare a casa la famosa “pagnotta”, a fine mese.
Hanno capi di abbigliamento molto fashion, scarseggiano un po’ le taglie, ma sei hai una “botta di culo” e sei reduce da un ricovero ospedaliero, ti stanno tutti benissimo…
Quando mi facevo di “Dezametasone” ed ero un “tantino alterata”, ho passato al setaccio tutto il mio guardaroba (diodellamadonna quante cose avevo accumulato!) ed ho distribuito in giro, un sacco o due di capi di abbigliamento misti (oltre a tutte, aimè, le mie belle scarpe col tacco). Perlopiù a mia cognata Nico, che ci entra comoda, ed alla mia ex-collega di lavoro, nonché amica, Monica.
Insomma, adesso che ho ripreso parzialmente a deambulare, con la Nico, sono già andata un paio di volte al mercato, soprattutto per vedere il banchetto dei “miei amici”.
E’ una delle poche bancarelle di italiani rimaste, sommerse da un mare di cinesi. Una volta, i cinesi, avevano dei capi di abbigliamento di taglie improponibili. Erano “tarate”, evidentemente, sui loro corpicini. Adesso si sono fatti furbi, e le taglie a disposizione, vanno dalla XS, alla XXXXXXXL.
“Tloppo pippolo” mi disse una volta un cinese! Certo gli risposi io, servirebbe più “Glande”! (senza voler fare una battuta a sfondo sessuale, che invece ci è venuta benissimo, anche se l’ho capita solo io!).
Insomma, ovunque ti giri, cinesi. Che sono anche simpatici ed adesso hanno anche dei capi di abbigliamento “discreti” a dei prezzi veramente ridicoli!
Due euri e mezzi per un pigiama composto da casacchina senza maniche e pantaloncini corti, in puro cotone. Dieci euri per una tuta tre pezzi da jogging (o da casa, per chi non pratica sport, come me) composta da pantaloni, canotta e blusa con cerniera e cappuccio. Sempre in cotone o viscosa, tutte fibre naturali insomma, per non parlare delle camicie in pura seta…..
Difficile resistere alla tentazione di non comperare dai cinesi! Perché ti poni codesta domanda “perché dovrei essere io quella cretina che compera un capo di abbigliamento, che metti caso viene sempre prodotto in Cina (vedi la mia borsa di Penny Black, li mortacci sui!) ma lo paghi il triplo, nella vana, inutile speranza di risollevare il PIL (prodotto interno lordo?) italiano?
Stì cinesi, che sono tanti, ma veramente tanti, non hanno diritto anche loro a mangiare meglio? Come possiamo fargliene una colpa, di persona personalmente, se a causa loro e solo perché mangiano meglio, l’economia mondiale sta andando a puttane? Mica dovrò pensare io, a risanare il debito pubblico (nello specifico sono già troppo impegnata a cercare di risanare l’osso sacro) ed a risolvere i problemi inerenti alla globalizzazione?
Insomma, dopo un veloce esame di coscienza con auto-assoluzione, sabato mattina, la Nico ed io, abbiamo comperato dei pantaloni colorati (gialli, rosa schokhing, verde bandiera, viola ecc.), dai cinesi. Oltre che a delle camicette, alla bancarella dei “miei amici”.
La soddisfazione compulsiva di “spendere” in capi di abbigliamento a basso costo, è rimasta inalterata, anche se adesso, mi rende davvero MOLTO TRISTE.
Mi sento VERAMENTE MOLTO INSULSA nello gioire per una cosa così cretina. Era meglio quando lo facevo a livello meno conscio! (Vabbè, piuttosto di gioire, che ne so, buttandomi reiteratamente su un piatto di maccheroni, che poi fanno più presto a saltarmi via che a girarmi attorno!).
E poi, mi tranquillizza una cosa, che ho appreso ascoltando la TV di notte, quando non riesco a dormire. Visto che, i programmi televisivi (parlo della TV non a pagamento) fanno mediamente pena, mi sono spesso trovata a seguire delle lezioni universitarie per corsi di laurea che neanche sapevo esistessero. E’ lì che ho appreso una cosa che mi ha risollevato il morale: io, sto aumentando il PIL nazionale!
Una persona che ha il cancro come me, infatti, fa “girare” l’economia!
Nel mio caso, in particolare: aumenta il lavoro per gli ospedali, per le case farmaceutiche, per i produttori di “padelle” e “clisteri”, per i produttori di pigiami, per i medici specialistici, per i produttori di ciabatte da casa e di telini cerati, per i produttori di parrucche, e per i produttori di poltrone elettrificate che ti sollevano, per i venditori di autoabbronzanti, per le compagnie telefoniche (900 euri di traffico telefonico, nell’agosto scorso, nò balle!)…ecc. ecc.
In futuro (spero ovviamente il più tardi possibile) con il "culo" che mi ritrovo, andrò ad incrementare il lavoro per ospizi tipo Villamonga (pertanto infermieri e assistenti, cuochi, manutentori di apparecchiature di sollevamento pesi semi-morti, ecc. ecc.), pompe funebri, inceneritori, marmisti (per la lapide) e smaltimento rifiuti solidi urbani (le cose che ho accumulato a causa del sopraccitato disturbo compulsivo da shopping).
Ovviamente, sono in buona compagnia.
Insomma, anche noi sfigati, abbiamo le nostre piccole soddisfazioni. Vuoi mettere?...
Olè
BUONE FESTE
5 anni fa
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