Il mio "GRANDE FRATELLO", si chiama Sergio, detto "Ciorci". (niente a che vedere pertanto, col programma voyeuristico della tv).
Non so perché mia mamma gli abbia affibbiato sto soprannome.
Oggi compie 60 anni.
Un bel traguardo, non c’è che dire!
E’ un GRANDE FRATELLO in tanti sensi, uno dei quali è che supera il metro e novanta di altezza.
Un altro dei motivi, per definirlo un GRANDE FRATELLO è che non penso esista al mondo una persona che abbia sopportato tutte le cure, gli esami diagnostici (avrà fatto minimo 30 colonscopie ed altrettanti clismo opachi, ed un esame che non so nemmeno come si chiami e che consisteva nell’infilzargli nel fegato un tot di spilli) i prelievi, il trapianto di fegato (nò balle, dopo 15 giorni era già a spasso col cane), sette cicli di chemioterapie, senza mai frignare, o quasi.
Insomma, un esempio davanti che mi fa sembrare, al confronto, una “frittola” (in veronese andante una persona senza spina dorsale!... bella questa!!!) lamentosa, una piaga umana insomma.
E’ una bella rottura avere un fratello del genere.
Adesso che sono malata io, non reggo certo il confronto!
Cazzo, non ti ho mai visto piangere (a parte quella volta che quel medico stronzo che non ti voleva nella sua camera, perché non ti riteneva “degno” delle sue cure e ti ha fatto trasferire con 40 di febbre e la trasfusione attaccata, nella camera accanto, di competenza di un altro medico, li mortacci sui!).
E ti sei è lamentato raramente anche per il dolore.
Mica eri un santo, certamente.
Eppure avevi una così grande voglia di farcela, che per ben due volte, sei stato tirato “indietro” per i capelli dai medici, e sei uscito dalla sala rianimazione, sbindato, ma bello come il sole.
A Padova, dopo il trapianto di fegato avvenuto in data 4 Marzo 1993, eri rifiorito nel giro di pochi giorni.
Eri entrato che sembrava uno zombi, con ancora solo qualche giorno di vita..
Sei uscito dopo una settimana dalla rianimazione, bello come il sole: avevi ripreso colore e quando mi ha visto ricordo mi hai detto: “sorellina, (ho 11 anni di meno) lo sai, adesso posso mangiare quello che voglio!”.
Eri esaltato e felice, come solo una persona “rinata” poteva esserlo.
Al tempo, avevi al tuo fianco tua moglie Laura, che ha sopportato insieme alla sottoscritta ed alla figlioletta Barbara (la chiamavi così anche se all’epoca aveva all’incirca 22 anni), le tue angherie, perché eri di un pignolo che rasentava la demenza.
Pensa che strana la vita (se lo sapessi scommetto che resteresti, come facevi spesso, con la bocca semi aperta cercando di focalizzare il problema!).
Anche tu sei stato ricoverato, nel 2004, in Ematologia, dove adesso sono ricoverata io.
Stesso reparto, anche se diversa la malattia (pensa che ridere, caro Ciorci, invece di venire a trovarti, avrei dovuto essere ricoverata nella camera accanto alla tua, altro che balle, solo che allora ero solo un po’ “anemica, con un orecchio sofferente e la VES molto alta”, la diagnosi di MIELOMA è arrivata due anni dopo, purtroppo!).
Un reparto eccellente, per fortuna, con dei medici competenti ed anche comprensivi ed umani, che non se la “tirano”, per niente (anche se potrebbero, eccome).
Il Primario ed un suo collaboratore fantastico, ti hanno accolto di notte, il venerdì Santo, prima della Pasqua.
Sono venuti apposta per te.
Per uno che nemmeno conoscevano.
Una probabilità su un milione di uscire dalla rianimazione, vista la complessità del quadro clinico: Linfoma di Burkitt, su un trapiantato quasi decennale di fegato!
Dopo una settimana sei uscito, alla facciazza delle statistiche!
Ti avevano soprannominato “VENERDI’ SANTO”, ed ancora si ricordano di te.
Hai sopportato 7 cicli di chemioterapia di quelle molto pesanti.
Non ti ho mai sentito dire una volta che eri stanco delle cure, che volevi mollare.
Non ti ho mai sentito dire “Sto male”.
Neanche la notte del 10 novembre.
Eri solo stanco.
Tanto stanco.
Come posso reggere il confronto, brutto stronzo di un GRANDE FRATELLO, con te, dal momento che io continuo minimo minimo nà volta al giorno, a piangermi addosso come nà deficiente?
Non sarò certo ricordata come te, per la mia forza d’animo!
Quando esco in pubblico cerco di fare la donna che sdrammatizza, ma quelli che mi sono vicini vicini, sanno bene quanto “frigno” e mi lamento.
Anche oggi, caro Ciorci, oggi che avresti compiuto 60 anni, se non fossi morto quattro anni fa, per me è stata un’altra occasione per fare un bel piantino e frignare piangendomi addosso.
Magari ero chiusa nel cesso, e poi sul cimitero avevo inforcato un bel paio di occhiali scuri, ma proprio non ci riesco ad essere forte come lo sei stato tu.
Laura, alla quale hai rivolto il tuo ultimo abbraccio, cerca di consolarmi dicendomi che non tutti reagiamo alla stessa maniera, di fronte ad una malattia schifosa.
Non è che la cosa mi consoli molto.
Però quando devo fare un esame schifoso, penso sempre a tutti quelli che hai fatto tu, senza lamentarti, e così mi faccio forza.
Non sapevo che regalo farti per i tuoi 60 anni.
Ho pensato di ricordarti con un POST, che spero leggano tua figlia Barbara e tua moglie Laura.
Le due cose più preziose che mi sono rimaste di te.
Ciao Ciorci, non so se ci rivedremo, comunque è stato un piacere avere avuto un “FRANDE FRATELLO” come te, anche se eri uno scassa balle di prima categoria e continuavi a rinfacciarmi che tu facevi un lavoro faticoso (io lavoro in MINIERA, mi dicevi, là in fabbrica (di plastica) ci saranno 40 gradi anche in inverno!) mentre io, secondo te, col mio lavoro era come se mi grattassi le palle tutto il giorno!
So che ti dispiacerebbe sapere delle mie attuali condizioni di salute, quindi il fatto che tu non lo sappia mi è di grande conforto.
Baci dalla sorellina.
ps:l'unica cosa che ti faceva venire un pò di ansia, come succede a tutta la tua famiglia di origine, (mai capito perchè) era quando ti veniva la febbre.
Diodellamadonna, cambiavi subito umore.
Stà storia della febbre è quasi come una barzelletta.
Io ho un cancro, e saranno dieci anni che non ho una linea di febbre!
Infatti, mio padre è un tantino perplesso...
Cazzo, che malattia grave ha una persona che non ha la febbre?
Mah
psps: mi sono venute in mente anche altre volte che ti hanno salvato tirandoti per i capelli!
Hai iniziato da piccolo..
Una volta mi hanno raccontato che sei rimasto incastrato nel rubinetto dell'acqua nel cortile di casa. Era un rubinetto di quelli con la regolazione "a farfalla". Tu ti sei chinato per bere e poi non riuscivi più a liberare la bocca. E continuavi a bere, a bere... hai rischiao di morire annegato. Fortuna che un vicino di casa ti ha visto ed ha avuto la prontezza di chiudere il contatore generale...
E il papà dopo varie manovre, è riuscito a liberarti..
Invece non ho mai capito perchè mangiavi le biglie di vetro e le valvole di sicurezza delle ruote delle biciclette....
Le valvole forse, erano già il primo avvertimento di carenza di ferro...
Certo che eri proprio una buona forchetta....
BUONE FESTE
5 anni fa
3 commenti:
che storia struggente, Anna.
Non deve essere stato facile vivere a fianco di tanta 'perfezione', ma si capisce che era un rapporto davvero speciale!
Anche io ho letto..... penso che tuo fratello sarebbe fiero di te...
Ti mando un abbraccio!!!
P.S.: tu lo parli, leggi, capisci il francese???
Una lettera infinitamente affettuosa che solo una GRANDE SORELLA può scrivere.
Coraggio
un abbraccio
Paola
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