Oggi dovrebbe essere una bella giornata!
Spero di avere superato la fase "diodellamadonna mi sà che il cancro si è espanso, ho una recidiva, le cure non funzionano, finirò sulla sedia a rotelle, mi verranno le piaghe da decupito, soffrirò di dolori atroci, voglio morire!"
Infatti stamattina, mi sono svegliata leggermente "esaltata", non saprei come altro definire il mio odierno stato psichico.
Forse perchè, finalmente, dopo un tot di tempo che riuscivo ad addormentarmi intorno alle 4 del mattino (nonostante il talidomide, il tavor e l'alprazolam) ieri notte, ho perso i sensi intorno alle 1:45.
E stamattina alle ore 8 ero tutta bella pimpante. E poi c'è il sole. E la primavera che arriva. Così ho deciso che non ho nessuna recidiva e che stò benissimo! Mi sento benissimo. Forse sono solo un tantino esaltata, ma mi preferisco così che non essere catatonica e lagnosa e moribonda e scassaballe.
Tanto premesso, (mi piace sempre premettere), piena di buona volontà, ho deciso di farmi il caffè. Decaffeinato, ovviamente.
Con la macchina elettrica a due posti che abbiamo ricevuto in regalo con i punti del supermercato, Giggino ed io.
A dire il vero, non è la prima volta che mi cimento a fare il caffè con tale elettrodomestico (si può definire così, in quanto funziona ad elettricità).
Un giorno, infatti, ho preparato il caffè a mio papà (87 anni appena compiuti, in splendida forma, reduce dalla Russia, sicuro che mi sotterrerà!).
Solo che era la prima volta che la usavo.
Le prime due tazzine di caffè, una per me ed una per lui, contenevano una sorta di brodaglia, fredda, e piena di "fondi" (dalle mie parti si chiamano così).
Allora ho pensato che dovevo lasciare il tempo all'acqua di scaldarsi (non sono mica stupida) ed ho riprovato, ovviamente rimettendo il caffè nell'apposito contenitore dello stesso tipo di quello che usano al Bar.
Bene, il caffè (o quello che era uscito) finalmente, era veramente bollente. E mio papà, poveretto, lo aveva bevuto di gusto. Fino che non era arrivato alla fine della tazzina. Ed allora mi aveva fatto notare, con la lingua nera e le labbra piene di polvere di caffè (fondi): "ma comemai ghè tuti stì fondi nel cafè? (traduzione: ma come mai, in fondo alla tazzina ci sono ancora i fondi?). Io non avevo ancora bevuto il mio. L'ho assaggiato ed immediatamente sputato nel secchiaio.
Era imbevibile. Pieno di polvere di caffè. E, mio papà reduce dalla Russia, aveva ancora la bocca tutta nera, ma sopportava perchè abituato a sopportare ben altre cose nella vita (come la famosa ritirata dalla Russia, appunto).
Ma io mi sono prodigata a somministrargli un succo di frutta, per "lavargli" diciamo così, l'orifizio.
Insomma, è stato ancora una volta, Giggino, a svelare il mistero.
E' che io, non avevo messo esattamente il caffè nell'apposito contenitore, cioè sopra il filtro (che, invece, era rimasto incastrato sotto la macchinetta) ma sotto. E quindi il caffè in polvere, scendeva direttamente nella tazza.
Anche la seconda volta, perchè anche se il filtro c'era, sotto lo stesso era rimasta la famosa polvere, che continuava, ovviamente a scendere, fino ad esaurimento.
Poi ho fatto altre prove con la mia amica Marghe. Lì ho solo sbagliato, perchè non sapevo che esistevano i filtri per uno o per due caffè.
Così mi sono usciti dei caffè brodosi, perchè ho usato il filtro da uno, ed i caffè erano due.
Insomma ho fatto un tot di casino, come al solito.
Ma stamattina, cazzo, ho detto: "adesso mi preparo un bel caffè, che, finalmente ho imparato come si fà!".
Ho acceso dieci minuti prima la macchinetta perchè si scaldasse. Quando è stato il momento buono, ho schiacciato il pulsante perchè scendesse il caffè nell'apposita candida tazzina, posizionata proprio al posto giusto: in mezzo ai due beccucci (mi stavo apprestando a fare, un caffè doppio, quindi, tutto per me).
Solo che non scendeva niente. E la macchina infernale faceva un brutto rumore, che non mi sconfinferava tanto e non prometteva nulla di buono.
Allora, ho capito: mancava l'acqua. Ho pertanto chiamato Giggino, perchè mi dicesse dove cavolo era il buco nel quale introdurla. Dopodichè, ho cominciato a riempire la vaschetta. A mia discolpa, potrei dire che pensavo funzionasse come il ferro da stiro a vapore. Cioè, quando la vaschetta è piena, lo vedi perchè, dal buco, incomincia ad uscire l'acqua. Invece no.
A dire il vero, dopo che ho versato nell'apposito contenitore il quarto o quinto misurino da mezzo litro di acqua, mi sono posta questa domanda:"Però, che capienza, stà vaschetta, a guardarla non si direbbe". Ma dal buco, non si vedeva ancora che era piena, quindi....
Salvo poi accorgermi, per fortuna, che il piano della cucina in granito nero, era praticamente allagato. Sono riuscita ad evitare quindi, appena in tempo, che l'acqua cadesse sul pavimento di Serizzo. Non trattato e molto assorbente.
Giggino, interpellato a tal proposito ha concluso: "GO' LA MOIER DEFICIENTE!" (traduz. ho la moglie distrattina).
Così ho appreso, che esiste una vaschetta trasparente, e che l'acqua deve arrivare ad un certo livello, e non oltre.
La mia amica Silvy, mi ha inoltre fatto presente che, non è questione di non sapere cucinare o destreggiarsi in cucina, ma è questione di essere proprio deficienti.
E temo, purtroppo, che abbia ragione.
Non sò perchè a volte faccio stì casini. Mi vengono proprio spontanei.
Appena sposati, Giggino si era molto risentito perchè avevo messo in ammollo, insieme alle stoviglie anche il frullatore elettrico. Presa elettrica e tutto il resto.
E oggi è arrivato a casa e mi ha chiesto: "Posso sapere cosa ci fanno le mie mutande nel secchiaio?".
E' che ho fatto una lavatrice. Noi ce l'abbiamo in cucina.
Mi sono consultata con la Silvy, per cercare di fare tornare bianca la biancheria. Che era verdina. Lei mi ha detto di mettere una polverina di sbiancante. Poi, quando le ho detto che insieme avevo messo un paio di boxer di Giggino, di colore azzurro, si è incazzata e mi ha detto che avevo rovinato tutto. Così ho fermato la lavatrice ed ho tolto le mutande azzurrine. Che erano già bagnate. E sono rimaste nel secchiaio, in attesa di decidere cosa fare. Ed intanto è arrivato Giggino.
A tutto c'è una spiegazione. Niente è per caso.
Forse, quando l'esimio professore che aveva visto la mia risonanza magnetica all'encefalo e mi aveva chiesto "se avessi passato la meningite da piccola", aveva individuato cosa determina nel mio cervello, ogni tanto, delle specie di corto circuiti.
Ed a me, francamente, che gli altri pensino che sono un tantino deficiente, proprio non me ne frega un emerito cazzo!
Anzi, sono contenta perchè, paragonata a me, si sentono particolarmente intelligenti, efficienti e brillanti e così sono più felici!!
Vi auguro di passare una buona giornata!!!!!!
Per quel che mi riguarda, ho deciso di girare un pò al largo dalla cucina.
amen
BUONE FESTE
5 anni fa
1 commento:
Ciao Anna......sono passata per un salutino..... sei la mia Blogger preferita!!!!
Un abbraccio
patty
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