Non sono, purtroppo, una di quelle meravigliose, dolci, serene, fragili creature, che hanno saputo cogliere da un'esperienza così schifosa come quella di "avere un cancro", il lato spirituale e sono "cresciute" dentro.
A me, il cancro mi ha reso solo più stronza... e mooolto più incazzata.
Con tutti. Con quelli che non ce l'hanno e con quelli che ce l'hanno più piccolo del mio.
Con quelli vecchi che non ce l'hanno mai avuto e con quelli che "per merito della malattia, si sono riavvicinati a Dio".
Che, in fondo, è anche troppo comodo riscoprirsi religiosi e devoti solo quando si prospetta all'orizzonte l'inevitabile traumatico trapasso.
Capisco il bisogno di "attaccarsi" a qualcosa ed, in fondo, io li invidio.
Invidio quelli che credono che, avendo un bel cancro, si possa accedere direttamente al paradiso, espiando tutte le colpe passate che vengono, in un certo senso, condonate.
Io, purtroppo, al paradiso non ci credevo prima e non ci credo adesso.
Se uno è uno stronzo prima, dopo resta "uno stronzo con il cancro".
Cosa mi ha insegnato il cancro, oltre a dire una nuova serie di parolacce ogni volta che cerco di alzarmi e mi fa male la schiena o cerco di chinarmi e non ci riesco?
Oltre a dovere sottostare alle prescrizioni dei medici senza potere nulla obbiettare?
Oltre a pensare di avere una metastasi al cervello ogni volta che mi dimentico qualcosa?
Oltre a pensare con orrore a come si debbano sentire i genitori di bambini che hanno un cancro?
Che cosa ho tratto da questa esperienza, non ancora, ovviamente, conclusa?
Forse, che siamo solo di passaggio, che siamo solo un numero, che bisogna cogliere l'attimo fuggente, che ogni lasciata è persa, che quella volta là potevo agire diversamente, che invece di stare a casa a farmi seghe mentali potevo andare a farmi dei bei viaggi ecc. ecc..
Ma, purtoppo, non si può tornare indietro e forse rifarei anche le stesse cose.
Una cosa, fortunatamente, l'ho imparata, e non è mica da tutti: espletare i bisogni fisiologici nella padella davanti a sei persone!
Un'esperienza che ti eleva spiritualmente, e ti fa ringraziare anche il servizio sanitario nazionale, per avere messo a disposizione dei malati, quelle belle camerate da sei letti, che ci si sente tutti più vicini, più uniti, come fratelli!
E, soprattutto, non ci si sente soli.... nel momento del bisogno!
Amen
BUONE FESTE
5 anni fa
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