TRADUTTORE

BENVENUTO

Chievo , Dicembre 2007
Ciao, benvenuto nel mio blog!
Mi chiamo Annamaria, ho 49 anni (purtroppo) di professione architetto, sono un tantino "fuori" di testa e stò lottando con tutte le mie forze contro uno stronzissimo cancro del sangue, che mi vorrebbe eliminare!
Non ti spaventare, il cancro non è contagioso, ed io voglio dimostrare che si può vivere a 360 gradi, anche con un cancro, o perlomeno provarci!
E senza lagnarsi e farsi compatire (se non quel tanto che basta per ottenere delle cose che altrimenti ci sarebbero negate...insomma, già che ci siamo perchè non approffittarne?)
E come disse Freddie "[...] ora voglio soltanto avere la maggior quantità possibile di gioia e serenità, e immagazzinare quanta più vita riesco, per tutto il poco tempo che mi resta da vivere."(Ultima intervista di Freddie Mercury, 1991).
Amen

Informazioni personali

La mia foto
Vivo a Chievo, (VR) e sono felicemente sposata da 17 anni con Giggino. Niente figli ma abbiamo tre gatti, che comunque non mi chiamano "mamma" (i figli son figli ed i gatti son gatti! Mica sono scema!). Ho anche UN MIELOMA sviluppatosi a causa della GAMMOPATIA MONOCLONALE! Lo scopo del mio blog, è quello di INFORMARE sulle cure e dimostrare che anche con un CANCRO si può vivere in maniera decorosa!! Cerco di vedere il lato "ironico" della situazione anche se, in effetti, a volte risulta un tantino difficile.... Meglio "riderci sopra" che frignare dalla mattina alla sera! Tanto, cosa cambierebbe? Che Giggino si trovebbe un'altra...ancor prima di restare vedovo! e non è proprio il caso.. anche se, a dire il vero, gli ho già proposto un paio di donzelle!
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità, e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti in questo blog sono reperite da internet, pertanto tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori.Qualora l’uso delle immagini riportate in questo blog avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, i soggetti legittimati potranno darne comunicazione all’autore che provvederà ad eliminarle immediatamente dal blog.Il contenuto di questo blog è proprietà intellettuale dell’autore e come tale è protetto dal diritto d'autore ai sensi della legge 22 aprile 1941 n. 633. L'usurpazione della paternità di testi e immagini è pertanto perseguibile a norma di legge. E' vietata la riproduzione, in qualunque forma, se non con il consenso scritto ed esplicito dell'autore.

ACQUARELLO

ACQUARELLO

mercoledì 21 maggio 2008

SCUSATE SE ESISTO

E' una delle mie frasi preferite in questo periodo. Da dire agli altri nelle più disparate situazioni, al solo ed unico scopo di farli sentire delle vere MERDE.
Insomma, bisogna approfittare della situazione.
Finché stiamo male, giù con le lagne, i capricci, la lacrimuccia facile, i ricattini vari (del tipo: se non mi porti là, mi sento veramente molto prossima alla fine..; se non mi compero quella cosa là, mi sa che mi viene una metastasi…).
E che cavoli, avere un cancro, porterà pur dei vantaggi?
E poi, vuoi mettere la soddisfazione di vedere la faccia di una tua vecchia conoscente che ti chiede come stai e tu le rispondi, tutta ringalluzzita, “Molto bene grazie, ho il CANCRO!”.
Mi faceva notare la mia amica Citro (te la raccomando), che da quando sono malata, non le ho più permesso di lamentarsi di nulla. E quando al telefono mi risponde, con una voce un tantino comatosa, è costretta a riprendersi subito ed a vergognarsi come una ladra. Magari perchè stava per lamentarsi solo “perché stressata dal lavoro”.
Della serie “cosa vuoi che siano i tuoi piccoli, insignificanti problemucci del cazzo, messi a confronto con il mio Plasmocitoma S1-S4?”
Ok. Citro: devo ammettere che hai, per certi versi, ragione.
Tutti abbiamo il diritto a lamentarci. Non solo quelli che hanno il CANCRO possono lamentarsi continuamente e gli altri ficcarsi i loro problemi in quel posto là!
Ovvio.
E’ solo una questione di misura.
Cioè, prima di lamentarci pensiamo sempre a chi sta peggio.
Nello specifico: smettetela di frignare se avete la salute, tirate fuori le palle e andate avanti a tutta dritta.
E lasciatemi per cortesia, in esclusiva (speriamo), la facoltà di frignare come una lagna.
Che già basto e avanzo.
E poi, così frignante, neanche mi piaccio.
Vuoi mettere, essere ricordata non per le lagne, ma per la mia innegabile, stoica, forza d’animo?
Va bhè! Mi accontenterò di essere ricordata per le cazzate che sparo!
Olè

LA RECIDIVA

Stamattina ho deciso che ho una recidiva.
Che il cancro mi ha colpito un'altra parte della spina dorsale;
Che le mie gambe stanno diventando insensibili;
Che la gamba sinistra, specialmente, mi duole assai;
Che sarò costretta a sottopormi ad un'altra serie di schifosissime terapie;
Che mi rimane poco tempo da vivere.
Pertanto, in attesa di un sollecito riscontro, ho deciso di sbattermene altamente, di farmi un shampoo, truccarmi, spararmi un voltaren, prendere la mia macchinina ed andare via....
verso nuove eccitanti avventure...
Olè

ps: Ovviamente, trattasi di autodiagnosi. Nessun riscontro medico in tal senso. Ogni tanto mi succede. E' che cazzo... non sono mica fatta di ferro.
Potrò lagnarmi un pochino sul mio blog, si o no?
Mica siete obbligati a rispondere...
In fondo, a voi che ve ne sbatte?
Sono una delle tante sfigate in giro, una più, una meno...
Però son simpatica....nel mio genere...

ps 2: dimenticavo un consiglio per togliervi dall'imbarazzo, sia in ambito lavorativo che in ambito socio-culturale e di svago.
Quando qualcuno/a vi pone la seguente domanda: "Ti piace?", e, vostro malgrado, vi trovate di fronte ad una cosa veramente "obbrobriosa", o decisamente MOLTO lontana dal vostro concetto di "bellezza" (ovviamente molto soggettivo), fate come me, rispondete così:"Bello...nel suo genere!". Con tale affermazione, non offenderete nessuno (la gente, checché ne dica, è molto permalosa) e contemporaneamente non avrete detto una bugia. (ovviamente questo consiglio vale per chi, come me, non riesce proprio a dirle,le bugie,per una questione di carattere)

martedì 20 maggio 2008

L'ESPERIENZA INSEGNA

Cosa ho imparato, nei lunghi 48 anni di vita trascorsi?
1)OGNI LASCIATA E' PERSA!
2)DOPO I 40, LE DONNE IN SPECIAL MODO, "LEVANO EL BOIO", (trad.:hanno già dato, e volgono al naturale, inarrestabile processo di disfacimento fisico) Tutte, anche le mie amiche che non si vogliono arrendere. Questo non significa che siamo pronte per il macello, ma che forse dobbiamo imparare a “coprirci” invece che esporre le nostre grazie alla visione del pubblico. L’età sale, la gonna scende. E’ una questione di classe o, come diceva mia madre “tutti i frutti alla sua stagion!” (non vi fanno un tantino pena, tutte le botuliniche che ci sono in giro? E Sofia Loren, con le poppe al vento? );
3) BISOGNA COMINCIARE A DARLA VIA DA PICCOLE! (nel senso che è inutile e controproducente, tenersela tanto da conto).
Olè

lunedì 19 maggio 2008

LA MUSICA

Avete una sia pur lontana vaga idea di cosa voglia dire essere privati, improvvisamente, del dolce oblio che l'ascolto della musica può dare?
Quattro merdosi anni che non ascolto Pino Daniele!
Quattro merdosi lunghi anni che non ascoltavo Freddy, nella mitica interpretazione di Bohemian Rhapsody!
Ricordo, da piccola, quando lo vidi e lo sentii cantare in tutina bianca al pianoforte, fu come un colpo di fulmine!
Lui e i suoi mitici dentoni!
Diodellamadonna, come mi sono mancati!
Ho anche preso in considerazione l’idea di fare un giro in un paio di reparti ospedalieri a trovare un paio di dottori con un Kalashnikov. E fare una strage!
Ma poi, sia perché non saprei proprio dove procurarmi un Kalashnikov, sia perché non ho voglia di finire in galera, mi riservo di mandarli a ‘fan culo pubblicamente, quando sarò certa che il trapasso sarà imminente.
Così evito una rognosa causa civile.

domenica 18 maggio 2008

SE CI FOSSE IL SOLE

Se ci fosse il sole, mi farei baciare dai suoi raggi
se ci fosse il sole, mi riscalderei le membra
se ci fosse il sole, andrei a scorrazzare per i prati
se ci fosse il sole, mi toglierei le calze e la casacca di pile
se ci fosse il sole, i miei capelli terrebbero la piega
se ci fosse il sole, il futuro risplenderebbe dorato....
Invece continua a piovere...
Che palle!



ps: noto proverbio veronese: "tempo, cul e sior i fa quel che vol lori! trad.: tempo, intestino e ricconi, fanno quello che gli pare!"

IL MERCATO DELLO STADIO

Era per me, un appuntamento fisso. Tutti i sabato mattina, andavo con la mia amica Marghe, a fare un giretto al mercato dello stadio.
Lo scoprii tanti tanti anni fa, così per caso un giorno passando li vicino, una volta che ero in macchina con la mia mammina.
All'inizio ci andavo con lei, in seguito con la mia amica Marghe. Una delle poche dell'infanzia, che frequento ancora. Viene a trovarmi, da quando sono malata, minimo una sera alla settimana (di solito quando sono “vedova”, cioè quando Giggino va ad una delle sue solite “riunioni”, adesso le chiamano così).
E' l'unica amica dell'infanzia, alla quale è stato concesso (veramente è venuta senza chiedere il permesso e mi ero anche un tantino incazzata) di venire a trovarmi in ospedale (preferisco non mi si veda in certe condizioni, salvo i parenti stretti, escluso mio padre).
Ne abbiamo combinate tante insieme! I primi innamoramenti, la prima volta in discoteca, la prima sigaretta fumata nel suo bagno e dopo lunghe distese perché ci veniva il vomito, le vacanze sul lago….è stata la prima che mi ha depilato le sopracciglia… Mia mamma si era incazzata tanto perché le aveva tolte partendo dall’alto, e non dal basso….
Così diverse lei ed io, che sembriamo provenienti da due diversi pianeti. Tanto sono logorroica io, tanto è silenziosa lei. Tanto sono sboccata io, tanto è misurata lei. Tanto sono “fuori di testa” io, tanto è “tranquilla” lei... (almeno così pensavo fino a che non si è trovata un compagno, della serie “guarda come mi trasformo adesso, che ti credevi, ho ancora parecchie cartucce da sparare!!”).
Insomma, ci compensiamo, mi compatisce, mi sopporta, penso mi voglia bene. Ed anch’io, tanto.
Al mercato dello stadio, per ovvie ragioni, non sono più potuta andare per molto tempo. Ma adesso ho ricominciato. Non riesco, ovviamente a fare tutto il giro completo, perché c’è troppo da camminare, ma riesco comunque, ad arrivare alla mia bancarella preferita: li chiamo “i miei amici”. E’ da loro che ho riversato, in passato, il mio disturbo compulsivo da shopping. Tutta la rabbia che avevo dentro, la sfogavo comperando dei tailleur, delle camicette, pantaloni ecc. ecc. Loro, “i miei amici”, erano e sono molto simpatici. Padre, madre e figlio. Solo che è il figlio, che fa da genitore. Il padre e la madre, infatti, sono tipo “figli dei fiori”: Lei, sui 55 anni, con le treccine da rasta ed i tatuaggi, Lui con l’orecchino ed una faccia da schiaffi. Il figlio, sembra adottato, e guarda sempre i genitori con una sorta di aria da compatimento…sono quasi certa che li controlla, come dovrebbero invece fare loro con lui…
A completare la famigliola c’è il cane. Se lo portano spesso appresso, nei giri che fanno per le varie città, per cercare di vendere e di portare a casa la famosa “pagnotta”, a fine mese.
Hanno capi di abbigliamento molto fashion, scarseggiano un po’ le taglie, ma sei hai una “botta di culo” e sei reduce da un ricovero ospedaliero, ti stanno tutti benissimo…
Quando mi facevo di “Dezametasone” ed ero un “tantino alterata”, ho passato al setaccio tutto il mio guardaroba (diodellamadonna quante cose avevo accumulato!) ed ho distribuito in giro, un sacco o due di capi di abbigliamento misti (oltre a tutte, aimè, le mie belle scarpe col tacco). Perlopiù a mia cognata Nico, che ci entra comoda, ed alla mia ex-collega di lavoro, nonché amica, Monica.
Insomma, adesso che ho ripreso parzialmente a deambulare, con la Nico, sono già andata un paio di volte al mercato, soprattutto per vedere il banchetto dei “miei amici”.
E’ una delle poche bancarelle di italiani rimaste, sommerse da un mare di cinesi. Una volta, i cinesi, avevano dei capi di abbigliamento di taglie improponibili. Erano “tarate”, evidentemente, sui loro corpicini. Adesso si sono fatti furbi, e le taglie a disposizione, vanno dalla XS, alla XXXXXXXL.
“Tloppo pippolo” mi disse una volta un cinese! Certo gli risposi io, servirebbe più “Glande”! (senza voler fare una battuta a sfondo sessuale, che invece ci è venuta benissimo, anche se l’ho capita solo io!).
Insomma, ovunque ti giri, cinesi. Che sono anche simpatici ed adesso hanno anche dei capi di abbigliamento “discreti” a dei prezzi veramente ridicoli!
Due euri e mezzi per un pigiama composto da casacchina senza maniche e pantaloncini corti, in puro cotone. Dieci euri per una tuta tre pezzi da jogging (o da casa, per chi non pratica sport, come me) composta da pantaloni, canotta e blusa con cerniera e cappuccio. Sempre in cotone o viscosa, tutte fibre naturali insomma, per non parlare delle camicie in pura seta…..
Difficile resistere alla tentazione di non comperare dai cinesi! Perché ti poni codesta domanda “perché dovrei essere io quella cretina che compera un capo di abbigliamento, che metti caso viene sempre prodotto in Cina (vedi la mia borsa di Penny Black, li mortacci sui!) ma lo paghi il triplo, nella vana, inutile speranza di risollevare il PIL (prodotto interno lordo?) italiano?
Stì cinesi, che sono tanti, ma veramente tanti, non hanno diritto anche loro a mangiare meglio? Come possiamo fargliene una colpa, di persona personalmente, se a causa loro e solo perché mangiano meglio, l’economia mondiale sta andando a puttane? Mica dovrò pensare io, a risanare il debito pubblico (nello specifico sono già troppo impegnata a cercare di risanare l’osso sacro) ed a risolvere i problemi inerenti alla globalizzazione?
Insomma, dopo un veloce esame di coscienza con auto-assoluzione, sabato mattina, la Nico ed io, abbiamo comperato dei pantaloni colorati (gialli, rosa schokhing, verde bandiera, viola ecc.), dai cinesi. Oltre che a delle camicette, alla bancarella dei “miei amici”.
La soddisfazione compulsiva di “spendere” in capi di abbigliamento a basso costo, è rimasta inalterata, anche se adesso, mi rende davvero MOLTO TRISTE.
Mi sento VERAMENTE MOLTO INSULSA nello gioire per una cosa così cretina. Era meglio quando lo facevo a livello meno conscio! (Vabbè, piuttosto di gioire, che ne so, buttandomi reiteratamente su un piatto di maccheroni, che poi fanno più presto a saltarmi via che a girarmi attorno!).
E poi, mi tranquillizza una cosa, che ho appreso ascoltando la TV di notte, quando non riesco a dormire. Visto che, i programmi televisivi (parlo della TV non a pagamento) fanno mediamente pena, mi sono spesso trovata a seguire delle lezioni universitarie per corsi di laurea che neanche sapevo esistessero. E’ lì che ho appreso una cosa che mi ha risollevato il morale: io, sto aumentando il PIL nazionale!
Una persona che ha il cancro come me, infatti, fa “girare” l’economia!
Nel mio caso, in particolare: aumenta il lavoro per gli ospedali, per le case farmaceutiche, per i produttori di “padelle” e “clisteri”, per i produttori di pigiami, per i medici specialistici, per i produttori di ciabatte da casa e di telini cerati, per i produttori di parrucche, e per i produttori di poltrone elettrificate che ti sollevano, per i venditori di autoabbronzanti, per le compagnie telefoniche (900 euri di traffico telefonico, nell’agosto scorso, nò balle!)…ecc. ecc.
In futuro (spero ovviamente il più tardi possibile) con il "culo" che mi ritrovo, andrò ad incrementare il lavoro per ospizi tipo Villamonga (pertanto infermieri e assistenti, cuochi, manutentori di apparecchiature di sollevamento pesi semi-morti, ecc. ecc.), pompe funebri, inceneritori, marmisti (per la lapide) e smaltimento rifiuti solidi urbani (le cose che ho accumulato a causa del sopraccitato disturbo compulsivo da shopping).
Ovviamente, sono in buona compagnia.
Insomma, anche noi sfigati, abbiamo le nostre piccole soddisfazioni. Vuoi mettere?...
Olè

venerdì 16 maggio 2008

OGNI SANTISSIMO VENERDI'

Ogni santissimo venerdì, come minimo da oltre quarant’anni a sta parte, di pomeriggio, intorno alle 16:00, 17:00 eccolo che arriva e grida:
“PISSEEELAEEELEEBISTECHEELASIA’LEESOGLIOLEETINCHEIPOLIPILAFRITURAISGOMBRIICEFALIICANESTRELLIICALAMARETTILESARDELEARRINGHELETINCHELAEEEE’’’!!! e poi, nuovamente: “PISSEEELAEEELEEBISTECHEELASIA’LEESOGLIOLEETINCHEIPOLIPILAFRITURAISGOMBRIICEFALIICANESTRELLIICALAMARETTILESARDELEARRINGHELETINCHELAEEEE’’’!!!!!”.
Una certezza della vita, una delle poche.
Il camioncino con quello che vende il pesce.
Me lo ricordo: stessa tiritera registrata, molti, molti, anni fa. E adesso, che è venerdì, è passato di nuovo.
La prima volta che ho visto il venditore, viaggiava su una specie di "Ape".
Ricordo che ci rimasi molto male. Mi aspettavo una specie di tir, visto il casino che faceva con l’altoparlante. E invece....
La mamma mi comperava sempre le bistecche di “Asià”, che non so neanche di preciso cosa sia. Ma erano buone.
Ora il venditore viaggia a bordo di un camion-frigo, ma ha mantenuto nel tempo invariata, la stessa filastrocca che lo annuncia.
Ricordo, che qualche burlone della zona, era notte fonda, transitando in automobile per la via dove abitavo e ancora abito, gridò col megafono “PISSELAEEEEE…”, e la voce si disperse nella notte, mentre si allontanava di corsa.
Forse altri vicini se lo ricordano.
Però è stato simpatico.
Alle volte basta poco, “par goderse”, come si dice, dalle mie parti.

A PROPOSITO DI SANTI E MIRACOLI VARI

Non sono mai stata granché religiosa. Praticante si, mio malgrado. Mia mamma, soleva costringermi col ricatto psicologico (se no te vè in cesa, moro. Trad.: se non vai in chiesa muoio), ad andare in chiesa, tutte le santissime domeniche, e devo dire che, per me, è sempre stato un incubo. Ma veramente, perché dalle elementari mi sono sempre fatta un tot di seghe mentali, da quella famosa (ovviamente, famosa per me) volta che persi i sensi e svenni, mentre alla cattedra, davanti alla maestra Torradi, stavo leggendo ad alta voce “La capanna dello zio Tom”.
Lo so, adesso vi starete domandando se la metastasi sia arrivata al cervello. Calma ragazzi, a tutto c’è una spiegazione, altrimenti che seghe mentali sarebbero, quelle sopraccitate?
E’ che da quella volta, ho sempre avuto ed ancora adesso ho, il terrore di svenire; in particolare, di svenire quando sono costretta a stare ferma, in piedi, in luoghi affollati, come lo è solitamente appunto, la chiesa o durante un’interrogazione (come in effetti mi è successo, in quinta elementare, sempre con la maestra Torradi, che Dio l’abbia in gloria, ma che cerchi di tenermela lontana, please).
Ogni volta mi mettevo in fondo alla chiesa, vicina alla porta pronta alla fuga. E mi facevo di quelle pippe pensando che avrei interrotto la cerimonia religiosa, che tutti si sarebbero girati, che avrei fatto una pessima figura, magari perdendo anche il controllo degli sfinteri……
E avrebbero dato l’annuncio in prima serata alla televisione “lo svenimento della Annamaria, durante la solenne celebrazione della santa eucaristia, da parte dell’arcivescovo del vescovado….”, e via dicendo…
Detta così, appare una cosa veramente cretina: pensate invece che ancora oggi, a 48 anni, non mi è del tutto passata. Più tardi appresi la verità: trattasi di normalissimi (per modo di dire, ovviamente) attacchi di PANICO (o di manico, come ha giustamente detto “sconsolata” a Zelig). Evidentemente, essere costretta a fare qualcosa contro la mia volontà (come andare in chiesa) più tutta un’altra serie di solite cose tipo, invidia del pene, odio-amore nei confronti dei genitori, mancanza di orgasmi multipli, carenza affettiva, dieta, mammelle troppo sviluppate eccetera eccetera, mi aveva fatto provare la gioia della “paura di avere paura di svenire”.
Che palle!!!!! Che poi, il bello è, che non sono mai più svenuta (se non per cause fisiologiche post-operatorie). Però, trenta esami all’università ed il mio unico pensiero fisso era: “e se svengo durante l’esame, sai che figura che ci faccio?”. E quando mi sono sposata (in chiesa), tutta la cerimonia con la paura di svenire. Persino al funerale del papà della Nico, quasi due mesi fa, la mia sola preoccupazione era quella “e se svengo e gli rovino la cerimonia?.
Insomma, io con la Chiesa ho sempre avuto un rapporto travagliato. Inoltre, non sopporto l’odore dell’incenso ed in sostanza, le cerimonie mi sembrano un tantino ripetitive. Adesso ho la scusa buona per non andarci più: non capisco più niente, o quasi, di quello che il prete dice, a causa della mia ipoacusia neurosensoriale bilaterale medio-grave in discesa sulle frequenze alte. Meno male, perché non ne potevo proprio più! E poi mia mamma non c’è più a ricattarmi, anche se ci ha provato, in un altro modo, mio padre…ma senza successo.
E dopo, mio malgrado, proprio non ho proprio la “FEDE”. Questo mi spiace un sacco, perché credo sia bello credere alla vita dopo la morte, ai miracoli, al paradiso, ai santi ed alle madonne. Se la vendessero, in qualche ipermercato, la FEDE, la comprerei subito.
Io avrei bisogno di un bel miracolo, o no? Una guarigione miracolosa, tipo quelle di Padre Pio.
Comunque, in uno dei tanti ricoveri della mia mammina in Geriatria, conobbi una specie di santona od una specie di deficiente, giudicate voi, che predicava od era affiliata ad una pseudo-associazione che sfruttava il nome di Padre Pio.
Ricordo che a fianco del letto di mia madre, era stata ricoverata una nonnina di oltre novant’anni, che aveva avuto un ictus. La figlia, sui sessant’anni la assisteva e dal momento che era molto devota, aveva richiesto l’intervento di questa specie di santona, che sfruttava, evidentemente, la notorietà del Santo (anche se allora non lo era ancora) per un personale tornaconto.
Questa santona-deficiente, venne un pomeriggio e il suo arrivo, fu accompagnato da un’intenso “profumo di rose” (come fece in seguito notare un’altra povera paziente, evidentemente molto suggestionabile, pace all’anima sua, che non si era accorta che stavo spalmando la crema profumata sulle gambe della mia mammina).
La santona-deficiente, avrà avuto una settantina di anni, e appresi in seguito, si era “sacrificata”, ed aveva fatto voto di castità (così mi disse la figlia della novantenne, ed a dire il vero a me non parve sto gran sacrificio da parte sua, vista l’età e vista la faccia e tutto il resto….).
Comunque, la santona-deficiente, si chinò al capezzale della novantenne, e dopo averla guardata, si girò verso di me (che non centravo nulla) e mi disse: “La ghe nà par poco” (trad.:ne ha per poco!). E si girò ed usci.
Io allora ci sentivo ancora benissimo, ma non mi pareva vero avesse detto una cosa così mostruosa!!! Ma invece lo aveva proprio detto!
La santona-deficiente, era venuta per gufare, altro che balle!!!
Però, che soddisfazione, la mattina dopo!
Alla sua facciazza, la nonnina novantenne, nonostante l’ictus, si era ripresa benissimo, tanto che quando arrivai era sulla sdraio, che faceva colazione!
E spero sia rimasta minimo minimo altri dieci anni a scassare le palle al quella idiota di sua figlia ed alla cretina della sua amica santona-deficiente, che se ne andava in giro a sputtanare, abusivamente, i santi.

Ps: se qualcuno per caso sa, come si può fare per recuperare la FEDE (non quella nuziale, perché ce l’ho al dito), può contattarmi al mio indirizzo di posta elettronica. I Testimoni di Geova, tuttavia, non sono graditi. Grazie

ORAMAI I SONNIFERI MI FANNO UN BAFFO

Stasera le ho provate tutte: bagno rilassante con molta schiuma, (al borotalco), letture frivole (lo sapevate che Carlo e Camilla le stanno provando tutte per ritrovare l’armonia di coppia e che Carla Bruni ha un pancino sospetto?), parole crociate, sedano con l’aceto balsamico, alprazolam 30 gocce, talidomide una compressa, come al solito, ma….niente, qua no sé dorme!
E allora mi è venuto in mente di scrivere di quella volta che lavoravamo ancora nel palazzo di vetro. Quarto piano. Nell’ufficio di Max. Non so se vi ho mai parlato di Max. Lui era compagno di scuola di Giggino ed ha sposato Susi tantissimi anni fa. Si racconta che l’abbia sedotta a 14 anni. Roba che adesso lo metterebbero diritto filato in galera. In ogni caso, il matrimonio funziona ancora benissimo ed hanno avuto un figlio. Sono ancora l’uno gelosa dell’altra che fanno persino quasi rabbia. Se Max ha il muso, di solito è perché la moglie è o dove uscire a cena, solitamente con i colleghi. Susi soffre di una specie di gelosia anche retroattiva, persino per la prima “morosetta” del marito, della quale, ovviamente si sono perse oramai le tracce da diversi decenni…figuriamoci per le gnocche che girano adesso…specialmente quelle con il culo a mandolino….
Comunque sono belli insieme, quasi un po’ “demodé”.
Max, io l’ho soprannominato “boccaleso”. Lo so, non esiste tale parola nel dizionario ma era per rendere l’idea di una persona che parla molto poco (io, ad esempio, sono un tantino audiolesa, perché ci sento un po’ meno).
E poi, perlamadonna, se la Maria De Filippi, ha introdotto nel vocabolario una parola come “tronista”, (riferendosi a dei fustacchioni che sono seduti un trono per farsi corteggiare da variopinte gnocche, che a me mi girano le eliche al solo pensiero che possano esistere programmi sì tanto demenziali e così tanta gente che li guardano) potrò io, così, tra amici, avere coniato una parola come “boccaleso” per dare l’idea di una persona restia a parlare, si o no?
Insomma, Max è sempre stato “boccaleso” e, in effetti, essere un tantino riservati, va anche bene. Lo dice una che di riservato non riesce a tenere nulla o quasi.
Erano le 17 o le 18 di un giorno x in una giornata y ed io mi trovavo in ufficio da sola, al quarto piano nel palazzo di vetro. Ad un tratto suonò il campanello ed io mi recai ad aprire la porta. Mi si presentò davanti un signore, distinto a dire il vero, mai visto e pertanto sconosciuto che mi disse: “ACCADI’”.


Io rimasi veramente interdetta al punto tale che, lì per lì, stavo per rispondere a tono con un “PUTTANAEVA” o “IOPORCHIGNO”.
Ora spiego per i non-Veronesi: “ACCADI’” che si scrive H dì, dalle nostre parti, è una parolaccia, una specie di mini-bestemmia. Dove H sta per vacca e dì, per colui che ci ha generato. Solitamente la dicono i vecchiotti o proprio i ragazzotti sboccati ed un tantino grezzotti.
Mettetevi nei miei panni, suonano alla porta, apro e uno mai visto mi dice una simile parolaccia, cosa pensate abbia fatto?
Evidentemente una faccia da scema sbalordita, tanto che il Signore sconosciuto aggiunse subito dopo: “Vedo dalla sua faccia, che lei non è stata informata….”.
Max, il “boccaleso”, non mi aveva informata di avere affittato ad una società che di nome faceva, appunto, ACCADI’ (o qualcosa del genere) una parte dell’ufficio.
Dettaglio trascurabile. Ancora adesso vuole avere ragione. Dice che il signore ACCADI’, si è presentato un giorno prima del previsto…
Insomma, Susi però mi da ragione in pieno.
Vabbè essere riservati, ma a tutto c’è un limite.
E’ che oramai Max resta e resterà boccaleso, ed io resto e resterò logorroica ed audiolesa.
Amen

VOCABOLARIO VERONESE GARSANTI (per gentil concessione di chinonsochisiachel'abbiascritto a riprova che i "veronesi iè tutti mati!")

Traduzione dialetto veronese –> italiano:

* Càgon. Caccone, colui che espleta funzioni escretorie
frequentemente; persona vanitosa, boriosa Stò bùtin l'è 'n càgon! (Questo
bambino continua a defecare!). Basta far el càgon e sbàssa le rècie! (Basta
pavoneggiarti e stai più con i piedi per terra!)

* Càssar. Inserire con forza, con violenza (cazzare): Ma va a fartelo
càssar (ma vai a fartelo inserire violentemente; figurato dispregiativo) –
Variante: va a fartelo stra–càssar (ancora più violentemente). Ah...i me
l'ha càsà ne l'organo (ah...mi hanno gabbato)

* Casso. Termine volgare con il quale si identifica l'organo maschile;
altresì usato come intercalare durante discussioni o dialoghi informali. :
Casso, dal bòn? (Accidenti, davvero?). Col casso che pago! (Non ho alcuna
intenzione di sborsare quella cifra!) No te capissi un casso (non capisci
niente). Te me stè proprio sul casso (mi sei proprio antipatico!)

* Chetacagà. Trad. lett. Colei che ti ha generato. Espressione tipica
utilizzata come intercalare durante diverbi, dialoghi informali,
discussioni: Chetacagà! (Accidenti!) – Ma va in cul, chetacagà! (Ma dai,
lascia perdere!) – Vien qua...chetagagà! (Vieni qua...non farti pregare!) –
Variante: Chetastracagà! (Accidenti, maledizione!!)

* Còa. Coda: prolungamento della spina dorsale che pende di massima
dal corpo dei quadrupedi, nel lato opposto al capo, dove finisce la schiena;
in senso figurato anche l'attibuto maschile: G'ho pestà la còa al can (ho
pestato la cosa al cane) – I m'ha dìto che el Cioci el g'ha 'na còa
impressionante! (mi hanno detto che il Ciocci ha un pene molto lungo!)

* Cojon (plur. cojoni). Volg. testicolo/i; di persona tonta, ingenua,
: Sèntandome me son s–chisà un cojon (Sedendomi mi sono schiacciato un
testicolo) – Te sì un cojon! (Se uno sciocco!) – Che faccia da cojon! (Che
espressione da ebete!) – Ho ciapà 'na sbàlonada nei cojoni (Ho preso una
pallonata nei testicoli) – Ghe n'ho i cojoni pieni (Sono proprio stufo) – Te
m'è rotto i cojoni (Mi hai stufato) – Durante un'accesa discussione: "Sti dò
cojoni...!" (Ma ti puoi immaginare...!) – spacacojoni (Rompiscatole)

* Hdì (pron. accadì). Esclamazione (da Vaccadì): Hdì i m'ha inculà el
Ciao (Perbacco mi hanno rubato il motorino) – Hdì che gnòcca (Accidenti che
graziosa fanciulla) – (piantando un chiodo con il martello) Hdì che s–chisòn
al dèo (Santo cielo che pressione violenta al dito) – Hdì ho perso el quàia
(Noooo, ho perso il portafoglio)

* Imbugà. Appesantito, congestionato, con sintomi di indigestione:
Cassò, ho magnà come un mas-cio e me son imbugà! (Accidiavolo ho mangiato in
modo scriteriato e penso di essere in preda ai sintomi tipici di una
indigestione) – Vaccadì,te còri come se te fossi imbugà: animo vecio!
Perbacco, corri come se avessi appena finito di mangiare il pranzo di
Natale: orsù muoviti!

* Ovi. Uova; volg. testicoli: La gàlina ancò l'ha cagà fòra trì ovi
(La gallina ha oggi ha fatto tre uova) – Te mìè rotti i ovi (Mi hai stufato)
– Me casca i ovi (Sono demoralizzato) – Tòcate i ovi (Lascia stare le mie
cose)

* Ròjon. Donna senza classe, con atteggiamenti equivoci, tipici da
prostituta.: Vàrda la Gina: l'è proprio un ròjon! (Guarda la Gina: ha
l'atteggiamento tipico delle prostitute!) – Che bèl ròjon! (Che ragazza
appariscente, poco elegante, ben dotata, un pò volgare e sgraziata ma ideale
per unabottaevia!)

* Rùmar. Cercare con foga tra vari oggetti, selezionare : Pròa a rùmar
ne le sgàuie (Prova a cercare nelle immondizie) – E rùmar da 'n altra parte?
(E cercare altrove?) – Ma rùmate i ovi (Ma cerca tra le tue cose) – Prov. Ci
rùma càta ossi (Chi cerca trova) – Rùmarùma (bancarelle che vendono tutto a
poco prezzo)

* Rùto. digerire emettendo forte rumore, di persona/cosa non bella: Ho
tirà 'n rùto che ho rebaltà mi zìo (Ho digerito talmente forte che il
fratello di mio papà è caduto dalla sedia, in senso figurato) – La tò morosa
l'è proprio un rùto (La tua morosa non è assolutamente paragonabile ad una
modella!)

giovedì 15 maggio 2008

TANTO PER CHIARIRE, UNA VOLTA PER TUTTE

Allora, tanto per chiarire, non ho nessuna intenzione di morire!!!
La cura sperimentale (dio, come mi sconfinfera essere una specie di cavia-pioniera!) sta andando alla grande!!!!!!!
Anche se il danno fatto dal cancro sull'osso sacro, non è del tutto riparabile (si stà facendo una specie di callo) il MIELOMA di merda, fatica ad impossessarsi del mio essere. Grazie al TALIDOMIDE (quel famoso farmaco che tanti danni fece a suo tempo ma che è stato ripescato, vedi alle volte....) e grazie allo ZOMETA che cura le "metastasi ossee" (lo so, c'è persino un club di vittime dello Zometa. Può far venire la necrosi alla mandibola. Basta essere informati e stare attenti ad eventuali sintomi. Sono andati anche a MI MANDA RAI TRE. Ma sapete dove sarebbe molta gente senza lo Zometa? Stiamo parlando di metastasi ossee, non di foruncolosi!)
Pertanto volevo dire ai malati di PLASMOCITOMA/MIELOMA come me: "ogni caso è diverso dall'altro, ma cercate di avere molta fiducia nella medicina che fa ogni giorno grandi progressi. A Natale la facevo ancora nella padella e non riuscivo a stare in piedi. Vedevo davanti a me solo una schifosa fine vicina. Ora la padella, (un'altra ovviamente) in casa nostra viene usata solo per scopi culinari, vado a fare dei giri con la mia supermacchinetta, al mercato ed in ufficio, esco a mangiare la pizza con gli amici e spero di andare presto a fare un giro a Barcellona!
Non sono "guarita" (non guarirò mai) ma mi stanno curando molto bene, riesco a camminare ed a prima vista sembro persino meglio di prima. E' vero che prendo sempre degli antidolorifici ed è vero che non potrò più fare alcuni movimenti e le faccende domestiche(questa è una fortuna) o lavorare seduta otto ore alla scrivania o fare le scalate del monte bianco, andare in bicicletta o a cavallo, però a pensarci bene, a cavallo, non ci andavo neanche prima. Sono felice perchè curando il mieloma stanno MOLTO meglio anche le mie orecchie (non mi scoppia più la testa da mesi e ci sento, ne sono sicura, molto meglio!), probabilmente perchè tutti i "disturbi" erano riconducibili ad un'unica malattia.
Questo è un messaggio di speranza!!! La radioterapia, il Desametazone a forti dosaggi (mi era venuta la faccia di luna, ho avuto la "paranoia da steroidi" ecc.eccc.) col tempo, hanno fatto miracoli!
Forza e coraggio, malati di cancro di tutto il mondo, smettiamola di frignare, tiriamo tutti fuori le palle, e cerchiamo di mettergliala in quel posto! Siamo "tutti di passaggio", ma cerchiamo di restare qui, ancora per un bel pò a scassare le balle!!!
E affidiamoci a dei medici intelligenti. Ce ne sono tanti in giro, in Italia, non occorre andare all'estero!!!
Li riconosci dal colore: sono sempre bianchi o verdi, non prendono mai il sole perchè sono troppo "presi" a cercare di salvare la vita alle persone!
Amen

ps: INFORMAZIONI TALIDOMIDE

DA CORRIERE.IT-SPORTELLO CANCRO DEL 23 MARZO 2004
Blocca i vasi sanguigni necessari alle cellule cancerose per
crescere. Talidomide: da farmaco "mostro" ad antitumorale
Negli anni '60 provoco' gravi malformazioni in 10.000 bambini.
Ma adesso rivela buoni effetti contro il mieloma multiplo.
MILANO - Era nato come farmaco antinausea, e come blando sonnifero
alla fine degli anni '50, ma aveva poi provocato un autentico
disastro, "inducendo" la nascita di almeno diecimila bambini
focomelici - con le braccia e le gambe malformate - in tutto il
mondo (perche' veniva prescritto, molto spesso, alle donne
incinte). Da allora la Talidomide e' stata ritirata
precipitosamente dal mercato, ma ha poi continuato ad avere una
seconda, e adesso una terza vita: prima come medicinale in grado
di combattere con efficacia la lebbra, e adesso come possibile
farmaco antitumorale. Ma nel corso degli anni la Talidomide e'
stata usata con successo anche su altri versanti, per curare le
patologie autoimmuni come il "lupus" e l'artrite reumatoide,
oppure per alleviare i sintomi legati all'infiammazione nei malati
colpiti dalla tubercolosi, o per contrastare la cachessia
(sindrome di devastazione) nei pazienti colpiti dall' AIDS; o
infine nelle terapie per i pazienti trapiantati. Fino al 1991
tuttavia non si aveva alcuna idea sul perche' funzionasse. Fu un
ricercatore americano della Rockfeller University a scoprire in
quegli anni che la Talidomide "regolava" una molecola molto
importante sia nell' infiammazione che nel cancro, chiamata TNFa
(Tumor necrosis Factor alfa). Nel 1994 Judah Folkman, il padre
degli studi sull' angiogenesi (la "creazione" di nuovi vasi
sanguigni da parte delle cellule cancerose), scopri' le proprieta'
antitumorali della Talidomide, che si esprimevano proprio nella
capacita' di bloccare i piccoli vasi necessari alla massa
neoplastica per crescere. Questi studi hanno permesso di capire
meglio anche i "meccanismi" che portarono alla nascita dei bambini
malformati: il farmaco, probabilmente, bloccava lo sviluppo dei
vasi sanguigni negli abbozzi degli arti, con conseguente mancato
sviluppo di braccia e gambe. Da qui a cercare di utilizzare la
Talidomide nella terapia dei tumori, il passo e' stato breve,
anche se per la cattiva fama del farmaco si e' usata molta
cautela. E questa circostanza ha allungato, di molto, anche i
tempi della ricerca.
I NUOVI "BERSAGLI" - Oggi la Talidomide viene studiata per curare
molti tipi di tumore, tra cui il glioblastoma (tumore del
cervello); i sarcomi, il carcinoma del seno, il cancro della
prostata, il melanoma cutaneo e soprattutto il mieloma multiplo.
E' del 1999 la prima segnalazione sugli effetti della Talidomide
nella cura dei tumori. In particolare venne accertato che la
Talidomide poteva indurre una serie di "risposte" obiettive nel
30% di pazienti con mieloma multiplo allo stadio piu' grave,
refrattari alla chemioterapia standard. Da allora, una mezza
dozzina di piccoli studi clinici condotti agli inizi del nuovo
millennio hanno dimostrato che la Talidomide era in grado di
migliorare anche molte delle manifestazioni piu' gravi della
malattia, tra cui il calo delle piastrine e dei globuli rossi,
riducendo la dimensioni della milza (che e' un organo bersaglio
della malattia). Questi miglioramenti, pero', si ottenevano al
prezzo di effetti collaterali (sonnolenza - il farmaco, non
dimentichiamolo, e' un sonnifero - vertigini, neuropatie
periferiche, eruzioni della cute, e altri). E i pazienti erano
indotti ad abbandonare il farmaco dopo soli tre cicli di
trattamento. Agli inizi di quest' anno e' stato pubblicato lo
studio di un gruppo multicentrico italiano, che ha utilizzato la
Talidomide a basse dosi, ottenendo risultati simili a quelli
registrati con dose piu' alte, ma con effetti collaterali ridotti
(il 50% dei pazienti ha "ricevuto" almeno 6 cicli di trattamento).
LE RICERCHE IN CORSO - Al momento sono in corso molti studi per
definire meglio l' uso della Talidomide nel mieloma multiplo, sia
per quanto riguarda il dosaggio, sia per quello che concerne le
combinazioni con altri farmaci utili in questa malattia (inclusi
corticosteroidi e chemioterapici). Inoltre, varie industrie
farmaceutiche stanno attivamente lavorando alla messa a punto di
molecole analoghe, ma prive degli effetti collaterali della
Talidomide. Se il modo migliore di utilizzare la Talidomide non e'
ancora definito, e' certo pero' che questo farmaco dal passato
cosi' terribile puo' fornire una serie di speranze almeno nel
trattamento del mieloma multiplo. E' la dimostrazione - l'ennesima
- che in assoluto non esistono molecole buone o cattive, ma
piuttosto un modo corretto o scorretto di fare ricerca.
Silvia Marsoni - Direttore del Southern Europe New Drug
Organization (Sendo) - marsonis@sendo-org.it
Cristiana Sessa - Vice-Primario dell' Istituto di Oncologia della
Svizzera Italiana (Iosi) - cristiana.sessa@eoc.ch

COSI' SCRIVEVO, UN CANCRO E MEZZO FA

Care zoccole (è inutile, tanto lo siamo tutte chi più chi meno, ma in senso spirituale), oggi, alla soglia della menopausa ed alla vigilia dei 47 anni suonati, come già anticipato, il mio corpo ha dato un ultimo, ulteriore segno di ribellione, nei confronti delle avversità quotidiane che, mio malgrado, a iosa mi si parano davanti.
Mi accingevo, nella tarda serata, dopo una faticosa ed afosa, lunga giornata di merda, ad ingurgitare lo sfizioso piattino di “riso alla greca” (con modifiche alla Luigina) quando, per cause sovrannaturali, del tutto inaspettate e pertanto insidiose, insieme al riso inghiottivo anche il mio dente premolare sinistro (rispetto allo specchio).
Nonostante l’immediato intervento da parte mia per cercare di recuperarlo (con rischio di soffocamento e grande spavento da parte di Cicciolinus che mi ha visto sputare il tutto ed è scappato nella stanza accanto con la coda alzata ed i cabasisi al vento), lo stronzo (mai parola fu più indicata) si dileguava negli abissi intestinali, facendo perdere completamente ogni traccia.
Dopo lo sbigottimento iniziale e l’incazzatura viscerale nei confronti di Luigi, reo solo, in fondo, di avere preparato il “riso alla greca”, è arrivata la consapevolezza dell’evento catastrofico e delle conseguenze micidiali implicite in esso.
1. Innanzitutto di carattere psicologico: “cazzo, ma mi stò completamente disfacendo, il mio corpo è allo catafascio, portatemi al macello e fatemi abbattere, ecc. ecc.”;
2. poi di carattere prettamente fisico: “diodellamadonna, riuscirò a digerirlo? Porcavacca adesso mi tocca andare per forza dal dentista che, per togliermi il resto del dente, mi farà un male boia, ecc. ecc.;”
3. poi di carattere economico: “chissà quanti euri mi costerà questo “riso alla greca” del cavolo!”;
4. poi di carattere sentimentale: “in fondo era una parte di me!”;
5. poi di carattere coniugale: “ma Luigi penserà veramente che sono da buttare nel cesso!”;
6. poi di carattere lavorativo e ricreativo : “ma come farò a parlare senza che si veda che mi manca il dente? Vuoi vedere che mi tocca di stare zitta?”;
Lo so cosa state pensando e, ad essere sincera per un nanomillesimo di secondo l’ho pensato anch’io! “E se bevo una super tazza di tisana della felicità e poi, con il colino, faccio un tentativo di recupero?
E dopo lo metto in lavastoviglie?
No, mi spiace, ma è troppo! Anche per me. (Se fosse stato un trilogy, ci si poteva anche fare un pensierino).
Scartata l’idea malsana, mi è rimasto nel cuore un solo atroce dubbio: “Ma Luigi, mi vorrà ancora?”.
E Luigi, quando è tornato dalla solita “riunione” con la Carla Padovani, alle ore 24 circa, amorevolmente mi ha detto:
“Si, ti voglio ancora …..basta che non ti metti anche l’occhio di vetro!”
Care ragazze, così è la vita!
Perdo il dente, mi prendono per il culo ed infine, Santa Polonia non mi ha potuto portare un regalino da mettere sotto il guanciale come facevo da piccola, perché non ha trovato nessun dentino.
Passo e chiudo

ps: così scrivevo alla mia amica Citro, prima di diventare cancerogena.
I denti adesso sono a posto.
Purtroppo, sono proprio "a posto" anch'io, ma in un altro senso!
Giggino dice che mi vuole ancora. Ma io lo so. A livello più o meno inconcio, è lì che aspetta di restare vedovo per sposare una slo-vacca di nome e di fatto.
Intendiamoci, a me non spiacerebbe affetto se Giggino (una volta rimasto vedovo) si trovasse una nuova compagna e magari con questa facesse quel bambino biondo con gli occhi azzurri (come lui) che non gli è riuscito con me.
"però Giggino, fammi un favore, non fare come quegli italiani panzoni di cinquant'anni un pò stempiati che sposano la badante ventenne del padre, cerca che abbia almeno trent'anni e non sia troppo "appariscente", altrimenti quando vai a fare la spesa alla rinascente, tutti si girano a riderti dietro, e si figurano che tu abbia le corna anche se magari non è vero. Io ti ho già fatto un paio di proposte e non ti vanno bene. OK sceglila di tuo gusto, ma cerca di mantenere una certa dignità. E poi, per favore, cambia almeno l'arredo della camera da letto!"
Baci Anna
ps2:giustamente, Giggino, mi ha fatto notare stanotte che lui non è stempiato: ok, diciamo allora che ha la fronte alta!
Per quanto concerne il "panzone", và comunque sottolineato che "sotto una grossa cupola, c'è sempre una grossa trave!", così come si evince dalla Scienza delle Costruzioni.

martedì 13 maggio 2008

LA RISONANZA MAGNETICA, CHE PASSIONE!

E' ora di finirla con sta menata che fare la risonanza magnetica sia difficile e pauroso e pericoloso e bla bla bla!
Vorrei spezzare una lancia (chissà perché si dice così e non ad esempio spezzare una alabarda?) a favore di questo esame diagnostico salvavita, attorno al quale ruotano tante variegate favole metropolitane.
Partendo in ogni caso dal presupposto che, non esistendo alternative, comunque quando ti tocca, te la devi cuccare, cercherò (per quelli che non lo hanno mai fatto, buon per loro e spero siano tanti), di spiegare in cosa consista questo esame che ho per l’ennesima volta eseguito stamani (con la solita oretta di ritardo causata dalle solite persone che si sono lasciate suggestionare dall’idea claustofobica che suscita la visione dell’apparecchio in sé medesimo).
Fare la risonanza magnetica con liquido di contrasto (gandolino), è assolutamente indolore (a meno che non abbiate delle difficoltà a rimanere lunghi distesi su un lettino a cazzeggiare per mezzoretta).
Ovviamente, avrei preferito andare a farmi una “vasca” in via Mazzini (vale a dire girare avanti e indietro per la via dei negozi più gettonata di Verona), comunque, anche il terzo piano del policlinico non è male.
Se siete fortunati, tanto per cominciare, potete incontrare dei Tecnici diagnostici o Medici più o meno attempati, di sesso opposto simpatici e metti caso pure bellocci (così, dato che ci siete, vi rifate pure gli occhi).
Nell’attesa, inoltre, potete sempre fare incontri interessanti con gente magari pure più sfigata di voi ed altrettanto vogliosa di rendervi partecipi dei cazzi loro, di modo che vi sentirete persino sollevati quando, finalmente, arriverà il vostro turno.
Il questionario al quale sarete in seguito sottoposti varia da un laboratorio diagnostico all’altro, anche se, in sostanza, le domande alle quali sarete sottoposi sono di questo tipo:
• Lei è schizofrenico?;
• Soffre di attacchi epilettici?
• Si droga?
• Soffre di claustrofobia?
• Ha delle parti nel suo corpo in ferro?
Una volta risposto NO alle domande sopra citate (trattenetevi dal dire: ma perchè non si fà una pentola a pressione di cazzi suoi?) e firmato la liberatoria per il liquido di contrasto (ero quasi tentata di dire, solo per la curiosità di vedere cosa avrebbero fatto i medici, che ero una drogata schizofrenica epilettica claustofobica e mezzo bionica, ma siccome sono consapevole del fatto che devo fare la R.M. per vedere se il mio cancro si è fermato, ho deciso passare oltre, almeno par stavolta), vi faranno accomodare in uno spogliatoio all’uopo allestito e vi faranno spogliare ed indossare un camice bianco, sopra la vostra biancheria. Vi dovrete togliere anelli, orologio, orecchini, occhiali e, nel caso la RM la dobbiate fare all’encefalo od ai pacchetti oto-vestibolari, anche trucco e gel nei capelli.
Poi vi faranno accomodare su una specie di lettino ed appoggiare la testa su di un cuscino. Io ho chiesto espressamente i tappi alle orecchie perché l’esame è molto rumoroso ed, in effetti, può dare fastidio alle orecchie (specialmente se non funzionano perfettamente come le mie).
Quando dico “molto rumoroso” intendo dire che sentirete dei rumori del tipo martello demolitore, centrifuga della lavatrice o treno che passa, ma una volta passata l’iniziale sorpresa, potreste trovarli anche rilassanti. Sono una sequenza, diversi tra di loro, intervallati da delle pause.
Dopo che vi sarete sdraiati sul lettino, vi chiederanno di rimanere calmi ed immobili per circa una mezz’oretta. In alcuni centri (non stamattina) vi daranno anche un pulsante in mano da schiacciare per avvertirli, nel caso abbiate dei problemi e vogliate essere tirati fuori dal buco.
Il lettino quindi, comincerà a slittare all’indietro fino alla posizione che la zona da esaminare richiederà.
Per la RM all’osso sacro, ero infilata nel tubo fino alle ginocchia e pertanto il resto delle gambe era fuori. Altre volte mi hanno consigliato di tenere gli occhi chiusi, stamani non mi hanno detto nulla in tal senso. In ogni caso, io avevo già, come dire, “spiato”, l’interno di un altro cilindro per curiosità.
Non tutti gli apparecchi sono uguali; quello nel quale sono stata infilata stamani, era meno “tecnologico”, così a prima vista, ed in sostanza era una specie di tubo di plastica bianco, aperto davanti e presumo dietro. Dal mio naso sarà stato circa 30 centimetri. Altre volte assomigliava all’interno ad una specie di lettino solare. Non è buio all’interno, anzi, c’è una luce molto intensa ed il tutto non risulta “soffocante”. Tenete presente che non amo prendere gli ascensori e non andrei mai a fare la speleologa. Quando sono andata in Egitto, mi sono rifiutata di entrare in una piramide perché mi sentivo soffocare solo all’idea. Cosa che invece non mi è mai successa facendo la RM.
I medici ed i tecnici (la presenza del medico risulta indispensabile solo quando è richiesto l’uso del liquido di contrasto),usciranno dalla stanza dove vi troverete voi ed il macchinario e si posizioneranno davanti, oltre una vetrata. Comunicheranno con voi, riprendendovi ad esempio se vi muoverete troppo, attraverso delle cuffie o dei microfoni inglobati nel macchinario. Penso che sia difficoltoso per le persone obese, perché le dimensioni del “cilindro” sono fisse. Non siete legati o prigionieri e se vi viene un attacco di panico, potete chiamare e sarete subito tirati fuori. Io prima di entrare prendo un ansiolitico e quando sono dentro cerco di stare calma e pensare a qualcosa di piacevole. Penso che è un esame necessario, che la gente sta lavorando per il mio bene, sopporto e cerco di non scassare le balle.
Tuttavia, non trovo ci sia niente di male ad avere paura e non c’è da vergognarsi se si chiede di essere tirati fuori.
Esistono dei centri (ad esempio, Trento) dove la RM può essere effettuata con l’impiego di un macchinario aperto ai lati, adatto proprio alle persone che hanno troppa paura.
Quando vi tireranno fuori per iniettarvi l liquido (iniezione o flebo) significa che l'esame stà volgendo al termine: ancora qualche sequenza di rumori e stop.
A me, il liquido di contrasto non ha mai dato alcun tipo di disturbo (ero così stupidotta anche prima).
Ho scritto questo mio post, allo scopo di tranquillizzare qualcuno che deve o dovrà fare questo tipo di esame. Personalmente, sarei stata contenta di essere informata anche sui dettagli più stupidi inerenti quello che mi aspettava, la prima volta che l’ho fatto, quattro anni orsono, in modo tale da evitare di farmi un sacco di inutili seghe mentali (stamattina eravamo proprio partiti male, perchè la dott.ssa mi ha fatto sputare la gomma dicendomi "non può masticare", e mi sembrava di essere tornata alle scuole elementari. Se volete tenere una caramella in bocca, nascondetela sotto la lingua, così si scioglie lentamente e vi fa compagnia: io avevo fatto così le altre volte).
Domani chiederò ad una mia amica di leggere stò post e dirmi se ho reso l’idea e se secondo lei potrebbe essere utile a qualcuno, ad avere un approccio meno traumatico nei confronti di un esame decisamente indispensabile ed in sé veramente insulso.
Altrimenti lo cancello.

Ps: a fare l’esame non ho avuto alcun problema: l’unico neo è che, grazie al mio disastroso senso dell’orientamento, non ero più capace di ritrovare, tra i vari piani e corridoi del policlinico, da dove cavolo fossi partita….
Così in realtà per fare l’esame ho perso un paio d’ore, ma ovviamente, questa è tutta un’altra storia…..

lunedì 12 maggio 2008

NO GHE' NE' BANANE

No ghè nè banane! (trad. non c'è niente da fare).
Stamattina sono stata al controllo mensile in D.H. Ematologia (Policlinico di Verona, ottimo reparto, promossi con 10 e lode - seguiranno dettagli clinici), e mi è stato confermato che non posso prendere il farmaco del dott. House!!!
Uffa! Il Dott. Z mi ha detto che il Vicodin "mi potrebbe anche fare passare il mal di schiena, ma le farebbe venire qualche cos'altro", sottintendendo dall’espressione qualcos'altro di peggio (pur senza entrare nel dettaglio).
Vabbè, sono felice lo stesso.
• Primo perchè gli esami sono andati bene;
• Secondo perchè ho fatto la risonanza magnetica e mi sono divertita un sacco;
• Terzo perchè, finalmente, dopo che due clisteri si sono dispersi nei meandri dell’intestino, oggi sono riuscita ad espletare, le così dette “naturali funzioni fisiologiche”!
E quasi mi dimenticavo la notizia più bella!
Secondo il Dott. Z, posso prendere, seppur con moderazione, il sole.
Che erano tre anni che viaggiavo all’ombra. D’estate, viaggiavo con le camicie dalle maniche lunghe e per spostarmi dall’ufficio al bar, passavo rasentando il muro in modo tale da poter sfruttare l’ombra che lo stesso produceva. E dall’agosto del 2005 non ho più messo un costume da bagno, non sono più andata al mare, ecc. ecc.
Pensare che prima era una specie di lucertola!
Perché il sole, per me, (non solo per me) aveva ed ha delle forti proprietà antidepressive ed è meraviglioso. Mi era stato “proibito” dall’esimio prof. perché a suo avviso, correvo il rischio di aggravare le mie condizioni fisiche pre-tumorali.
Se tanto mi dà tanto, cioè se vivendo da due anni a questa parte all’ombra come un pipistrello, ha sortito come unico effetto quello di farmi venire un bel “cancro” (oltre che farmi assumere un colorito verde-mela), vediamo cosa succede quest’estate se mi ributto al sole! Magari una guarigione miracolosa…..senza scomodare qualche Santo
olè

ps: cazzo, ma non sono pronta per la prova costume!!!
Come faccio con il culo a "festoni", ed i rotolini sulla pancia?
E la cellulite?
Oddio, che tragedia!!!!!!
Voglio un corpo nuovo!!!
Voglio un culo a mandolino e le tette antigravitazionali autoportanti terza coppa C, e la pancia piatta e soda e le gambe come la Carla Bruni!!!!
Voglio un tatuaggio sull'osso sacro come la Ventura!!!
Ridatemi il mio osso sacro intero!!!!
Chi è quel deficiente che me lo ha bucato!!!!
Non era sufficiente avere,come tutti, un solo buco nel culo!!!!
Perchè a me due!!!
Perchè proprio a me????
Uffa!!!!
Voglio la mammma!!!!!!!
Mammmmmmmmmmmamaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!

domenica 11 maggio 2008

IL DOTTOR Y

Adesso, come anticipatovi, e stavolta per ovvie ragioni e con la delibera dei miei familiari, procedo con i dovuti elogi alla SANITA’, facendo, come già fatto pubblicamente a suo tempo, nomi e cognomi.
C’era una volta mio fratello Sergio, un tantino sfigato come me, che si ammalò di una rara malattia che gli distrusse le vie biliari.
Faceva l’operaio, era sposato con una figlia, supertifoso del Chievo, un vero pignolo scassaballe del segno della vergine.
Tale malattia, scoperta in modo del tutto casuale all’età di 39 anni, si chiamava “colangite sclerosante”.
A causa di questa rara malattia, il suo fegato nel volgere di otto anni, si era praticamente distrutto.
Grazie ad un anonimo donatore sessantenne, (sì, aveva proprio 60 anni, il fegato, se in buone condizioni, lo si può donare anche a settant’anni, non si usano solo gli organi dei giovani!) che ha trascorso molto tempo in rianimazione, (sono le uniche informazioni avute), Egli è stato sottoposto ad un trapianto di fegato, ed è ritornato a vivere per altri 10 lunghi felici anni, accanto alla sua famiglia.
Ha ripreso il lavoro, facendo anche i turni di notte, andando a lavorare in bici, il lunedì mattina alle tre e mezzo. Festeggiava due compleanni: uno il 10 settembre e l’altro il 4 marzo, quando gli è stato trapiantato il fegato “nuovo”.
Così, a suo tempo, abbiamo ringraziato pubblicamente i medici del Policlinico di Padova, con una nota pubblicata sul quotidiano “il Mattino”:
“Sergio Moletta ringrazia l’equipe del centro di Trapianto epatico del prof. Maffei Faccioli, il Prof. Gerunda, il dott. Merenda, il dott. Neri, il prof. Crepaldi, la dottoressa Iemmolo, la Dottoressa Destro, tutto il personale medico e paramedico del reparto di Patologia medica 1a, dell’Istituto di Chirurgia 1a del Policlinico di Padova, per avergli ridato, grazie ad un eccezionale intervento, la gioia di vivere.
Verona, 31 Marzo 1996.”
E’ stato a Padova, in quel reparto, che abbiamo ritrovato la fiducia nei medici e nella medicina. E’ stato sempre a Padova che abbiamo finalmente conosciuto dei medici che lavorano per “passione” e non per denaro o vanità o non so che.
Il Prof. Giorgio Enrico Gerunda, adesso opera a Modena, e ricambia sempre personalmente gli auguri di buone feste che mia cognata Laura gli invia ogni anno.
Anche se mio fratello Sergio adesso non c’è più, perché un linfoma schifoso tre anni e mezzo orsono se l’è portato via, dopo tanti anni li ricordiamo con tanta gratitudine e riconoscenza.
Quella notte eravamo in tre, fuori dalla sala rianimazione: mia cognata Laura, mia nipote Barbara ed io. Sergio è entrato alle 19:30 del 3 Marzo in sala operatoria: sembrava uno zombie. E’ uscito alle 11:30 del 4 Marzo. Il prof. Gerunda lo ha operato personalmente e ci ha detto una parola di conforto dopo le tante ore di attesa. Me lo ricordo ancora, mentre scende le scale, con il camice bianco sbottonato e ci viene incontro…
Sergio è stato dimesso dall’ospedale dopo 15 giorni. Sembrava rinato. Era rinato.
E’ rimasto ancora tanti lunghi anni, a farci compagnia ed a scassare le balle.
Ha avuto modo di rinfacciarmi per un bel po’ di anni, quello che era successo una volta in reparto.
Ve lo racconto per alleviare la pesantezza insita nel post, mio malgrado.
In uno dei vari ricoveri a Padova, Sergio era stato sottoposto ad una gastroscopia. Il suo stomaco era come un colabrodo e “trasudava” sangue. Non entro nei dettagli medici, ma comunque era sempre una conseguenza della cirrosi epatica insorta a causa della sua malattia del cucco.
Fatto sta che aveva appena eseguito il summenzionato esame ed io lo stavo assistendo perché mia cognata era a Verona al lavoro.
Devo dire che sono sempre stata un tantino sfigata e mi sono trovata spesso da sola accanto a lui nei momenti più schifosi. E non è che io sia una persona granché coraggiosa, anche se adesso mi sono fatta le ossa (bella questa, detta da una che ha un tumore proprio alle ossa!).
Insomma, dopo che gli era stato fatto questo esame (sospettavano che avesse delle varici o qualcosa di simile, dal momento che era risultato molto anemico) lui stava male e lamentava dolori allo stomaco e nausea. Ricordo che mi chiese di andare a prendere un catino perché stava troppo male e la nausea aumentava sempre di più. Io corsi in bagno e feci appena appena in tempo a posizionargli davanti il catino. E successe una cosa terribile che non dimenticherò mai: vomitò sangue.
Dopo lo choc iniziale di entrambi, lo piantai in asso con il catino in mano e corsi come un’invasata per il reparto a chiamare aiuto. Dopo tornai di corsa da mio fratello, che era sempre nella stessa posa con il catino in mano, e la bocca ancora aperta per lo stupore e lo feci: presi un bicchiere, lo riempii di acqua e……mi versai trenta gocce di lexotan.
Mio fratello, era in punto di morte, ma se fosse morto in quel momento, sarebbe morto ridendo. Infatti mi guardò stralunato (giustamente ripensandoci in seguito) e ridendo mi disse “ma sito deficiente’ nvese de dar un goso de acqua a mì, beito le gose ti par calmarte? Ala, va a dar via el cul!” (traduzione: ma sei deficiente? Invece di darmi un bicchiere di acqua affinché io possa risciacquarmi la bocca, mi pianti qua, con il catino pieno di sangue e ti bevi le gocce di ansiolitico? Ma vai a farti benedire!).
E’ stata dura, ma anche quella volta ce l’ha fatta.
Unico neo: mi ha rinfacciato sino al giorno del suo trapasso, il mio sconsiderato comportamento….
Amen

IL DOTTOR X

Il mio amato fratellino SERGIO, (per modo di dire, fratellino visto che aveva 12 anni più di me ed era alto oltre il metro e novanta), ve lo descriverò meglio in seguito, ha trascorso molto tempo in ospedale.
E, chiaramente, la sua famiglia ed io, abbiamo trascorso molto tempo in ospedale accanto a lui.
Tanto per restare in argomento SANITA’ e dintorni, prima di procedere con gli elogi della stessa (doverosi, nel caso di specie, come capirete in seguito), vi volevo raccontare una storia e togliermi un peso che ho sulla coscienza, e sullo stomaco, una volta per tutte.
Nel suo lungo pellegrinaggio da un ospedale all’altro, in particolare, il mio amato fratellino, ha passato un certo lasso di tempo (evidentemente troppo) in un certo reparto, in una certa città, sotto le cure di un certo dottor X.
Ed ancora adesso, quando ripenso a quel certo dottor X, mi girano le palle come delle eliche.
Perché era un vero stronzo. Uno di quelli che vi auguro di non incontrare mai. Uno di quelli che non so perché facesse quel mestiere, se non per i soldi […] (omissis perché, rileggendo, mi sono accorta che avevo davvero esagerato….)
L’unico, che è riuscito nell’eroica impresa di fare piangere mio fratello, trasferito dalla “sua” camera di competenza, con trasfusione attaccata e flebo e 40 di febbre, poiché “paziente a lui non gradito” e candidato all'obitorio, scaricato pertanto nella camera di competenza di un altro medico (anche questo te lo raccomando).
Insomma, proprio un bel repartino di merda.
Tanto premesso, dopo un anno circa dagli eventi sopra descritti, un giorno mi trovavo nell’anticamera del mio medico di famiglia, quasi coetaneo, belloccio e simpatico (e vi dirò di più, anche sufficientemente competente) e stavo chiacchierando con una signora, in attesa del mio turno per entrare.
La signora, vedova, aveva condiviso con me l’esperienza di frequentazione del summenzionato reparto e del summenzionato dottore.
E se io ero un tantino risentita, lei era una vera e propria iena, tanto che mi disse: “Ha sentito che è morto il dottor X?”
“Si” le risposi io.
“E lei lo sa perché è morto?”
“No” le dissi io.
“Bene, glielo dico io perché è morto: è morto per tutte le maledizioni che gli ho mandato io!!!”.
“Mio Dio signora” le dissi infinitamente sollevata “sapesse che piacere che mi fa sentire queste sue parole!!!! Perché vede, avevo paura che fosse morto a causa di quelle che gli avevo mandato io!”.
Alleggerita di una decina di chili, sono quindi entrata dal mio medico e gli ho raccontato quanto avevo appreso.
Mi ricordo che lui disse: “Hei, signore, con me tutto bene vero?”.
Caro dottor x, sono passati oltre dieci anni: i tuoi parenti ti ricorderanno con “immutato affetto”, non me ne volere se io ti ricordo con “immutato giramento di coglioni!”.
Olè

A PROPOSITO DELLA SANITA'

Stanotte, dal momento che come al solito ero un tantino insonne (alla facciazza del talidomide che bevo tutte le sere e che sarebbe nato come sonnifero) all'improvviso, mi si è chiarito tutto!!
Perchè sta frenesia di scrivere tutte stè puttanate?
Perchè rendere partecipi gli altri di alcune esperienze del passato e del presente, che magari a loro non gliene frega un emerito cazzo?
E poi, l'ILLUMINAZIONE!!!!!!!!!!!!
Vuoi mica vedere che questo è una sorta di una specie di testamento?
Il primo, o quasi, della serie on-line?
In ogni modo e tanto premesso, dopo una breve ma intensa consultazione con Giggino, ho deciso di adoperarmi e rendervi partecipi di alcuni episodi accaduti nel tempo, inerenti la SANITA’ in Italia, o perlomeno è così che la chiamano.
Vi anticipo, che posterò anche qualcosa inerente alla vera SANITA’, più avanti, così non vi scoraggiate.
Ogni riferimento a luoghi e persone è del tutto vero ma, per ovvi motivi, non userò i nomi e cognomi, primo perché non ho voglia di intraprendere una causa civile che sono due palle, poi perché tanto sono convinta che non serva a niente.
Allora, inizierò togliendomi il primo sassolino dalla scarpa, raccontando cosa è successo nel reparto di geriatria di un certo ospedale in un certo anno ad una certa persona….
La mia cara mammina (si fa per dire, perché era oltre i 100 kg), era ricoverata in reparto, tanto per cambiare.
Io, da brava figliuola, la stavo “assistendo” amorevolmente. Era ancora in grado di camminare e di sparare puttanate, quindi saranno stati circa 15 anni fa.
Era tarda mattinata, quando all’improvviso dal corridoio giunse una voce che diceva: “AIUTO, MORO, MORO……DOTOR EL ME AIUTA, MORO, MORO!!!!” (traduzione per i non-padani- AIUTO MUOIO, MUOIO…..DOTTORE MI AIUTI, MUOIO, MUOIO!!!!”)
Lo spavento, mi portò a precipitarmi, insieme ad un tot di gente, in corridoio giusto in tempo per vedere un’infermiera molto giovane e molto “in carne”, avviarsi a passo di marcia verso una delle tante camerate, dove si trovavano e aimè, si trovano ancora, circa sei letti.
L’infermiera in carne, aveva una faccia ed un ceffo, che non promettevano niente di buono!
Infatti, sentii che gridava alla signora “INSOMMA, EL DOTOR L’E’ SA’ VEGNUO, LA SE META CHIETA CHE NO LA GA’ NIENTE” (trad. “Insomma, si tranquillizzi, il dottore l’ha già visitata ed ha statuito che lei non ha nulla!!!!).
E anche se la signora continuava ad urlare, “AIUTO, MORO, MORO, MORO…”, dopo l’intervento dell’infermiera in carne, mi sentii rincuorata, e me ne ritornai in camera della mammina, per cercare di farmi un piattino di cazzi miei (nà volta tanto).
Dopo una mezz’oretta circa, mi recai con la mammina agli ascensori perché era giunto il momento di tornarmene a casa. Passando davanti alla camera della SIGNORA, fui nuovamente richiamata dalle sue grida, anche se a dire il vero, cominciava ad avere un po’ meno potenza vocale.
E ci si presentò davanti codesta, indimenticabile scena: (se chiudo gli occhi la vedo ancora) una bella SIGNORA, capelli scuri raccolti in uno chignon giaceva seduta a letto, evidentemente impossibilitata alla deambulazione, nonostante l’apparenza davvero giovanile. Il campanello di chiamata per le richieste di soccorso, era stato spostato dal suo letto ad una distanza tale che ella non potesse arrivarci. Allora mi ricordo che chiesi alle vicine di letto, una per parte lei era in mezzo, se lo avessero fatto di proposito perché continuava a chiamare, salvo accorgermi quasi subito che stavo parlando, probabilmente, con due alzheimer, che mi stavano guardando sorridendo beate ed un tantino assenti, per non dire del tutto rincoglionite.
La mia mammina, che era una gran signora, disse. “Bhè, me ne frego, mi el campanel lo sono stesso!” (Non mi interessa, io suono il campanello e chiamo aiuto).
E così fece e ci allontanammo di corsa (si fa per dire) lasciando la SIGNORA alle cure mediche specialistiche.
Fine della prima parte della storia.
Quella sera, tornai dalla mammina.
Stava discretamente ma mi raccontò, però, di un episodio che l’aveva turbata nel tardo pomeriggio, quando aveva accompagnato mio papà che era andoto a trovarla, agli ascensori.
All’andata, dal corridoio, aveva indicato a mio papà, la sistemazione di una signora nel letto, che dormiva come era solita fare lei, con le mani aggrappate alle sbarre laterali del letto. Lei, anche se non aveva bisogno delle sbarre laterali, le teneva alzate per paura di cadere, essendo abituata a dormire in un letto matrimoniale. E, come l’altra paziente, soleva dormire su un fianco, con le mani aggrappate alle stesse.
Al ritorno, aveva visto un gran casino intorno alla camera ed aveva visto che gli infermieri ed i dottori stavano adoperandosi nel tentativo di staccare le mani della signora dalle sbarre, signora che evidentemente, era già STENCA da un tot di tempo, visto che era già intervenuto il così detto “rigor mortis” (Subito dopo la morte i muscoli del corpo sono flaccidi, ma dopo un periodo di circa 1-3 ore iniziano a contrarsi e ad irrigidirsi, rimanendo in quello stato).
E la mammina, comprensibilmente, era rimasta un tantino scossa dalla scena.
Fu mentre me la stava raccontando che le dissi “Cazzo, ma non sarà mica stata la SIGNORA che urlava stamattina, vero????”.
Oddio, mi ricordo che uscimmo di corsa e insieme dalla camera e che ci recammo in quella dove avevamo soccorso la mattina la SIGNORA, e quello che trovammo fu un letto vuoto, rifatto, in attesa di una nuova paziente.
La mattina dopo, non riuscii proprio a trattenermi e dissi all’infermiera in carne, giovane, stronza e con una gran faccia di culo “Certo che la SIGNORA che urlava ieri, è stata proprio di parola!”
RISPOSTA dell'infermiera in carne: “HA AVUTO UN TRACOLLO IMPROVVISO”
“HA AVUTO UN TRACOLLO IMPROVVISO”
“HA AVUTO UN TRACOLLO IMPROVVISO”
“HA AVUTO UN TRACOLLO IMPROVVISO”
“HA AVUTO UN TRACOLLO IMPROVVISO”
Vi rendete conto?
Aveva urlato "MORO, MORO, MORO" per ore, le avevano impedito fisicamente di chiamare aiuto allontanandole il campanello all’uopo installato, e l’infermiera in carne mi disse che aveva avuto “UN TRACOLLO IMPROVVISO”!!!!!!!!!!!!!
Un TRACOLLO IMPROVVISO, stò par de balle!!!!!
Mi consola e mi consolò solo una cosa: la certezza che i parenti, visto che non erano presenti e manco so e saprò mai se esistessero, non verranno a conoscenza delle vere modalità di accadimento del "TRACOLLO IMPROVVISO" della loro cara congiunta!
Amen

venerdì 9 maggio 2008

PREVENZIONE SCACCIASFIGA

Ve lo dice una malata tumorale.
La prevenzione innanzitutto.
Ma mi riferisco alla "prevenzione scacciasfiga".
Lo sò, Umberto Veronesi ed altri, si incazzerebbero molto a sentirmi parlare così. E' che a me i dottori e gli ospedali, in sè, non piacciono proprio.
Stì camici bianchi o verdini, la puzza di disinfettante, le padelle, i cateteri, le iniezioni, i clisteri, le flebo...
Diodellamadonna che palle!
Io ricorro alle loro prestazioni quando, come si dice dalle mie parti "l'acqua la toca el cul!"...
Ed è inutile che qualche saccente pensi "anvedi stà cretina, forse se ti fossi fatta vedere prima, magari adesso staresti meglio!"
"Se mi fossi fatta vedere prima, stò par de balè!"
Nel 2005, estate, sono stata quattro settimane, dico quattro lunghe, calde, merdose settimane in otorinolaringoiaria e mi hanno passato al setaccio da capo a piedi.
Si erano accorti che ero portatrice "sana" della GAMMOPATIA MONOCLONALE.
Ma quale portatrice "sana" del menga!
Avevo già un buco nell'osso, solo che la visita ortopedica è saltata perchè erano troppo occupati in reparto...
Così il buco nell'osso sacro ha raggiunto le attuali dimensioni.
Allora, mi domando, cosa ci sono andata a fare in ospedale se i medici non si sono accorti di cosa avessi?
Non era meglio se me ne stavo a casa mia?
Cosa avrei dovuto dire l'anno scorso, quando l'Ematologo mi ha detto "Ma lei, con la GAMMOPATIA MONOCLONALE, non si è mai fatta vedere da noi?"
"E che cavolo ne sapevo io se non me lo dicono i medici, perbacco, che mi dovevo far vedere in ematologia?"
Insomma, siccome l'estate mi porta sempre sfiga, stavolta non mi faccio fregare: ho già pronta la valigia.
Con tanti bei pigiamini coordinati con le tutine (così evito che mi comprino un pigiama come è successo l'anno scorso, a rigone gialle e nere orizzontali, tipo ape maia).
Così se mi spunta qualche altro tumore, stavolta lo prendo in contropiede, perchè sono già pronta!
Si chiama "prevenzione scaccisfiga" e consiste nell'investire una cifra, esigua, di Euri in pigiami e biancheria, nella speranza, ovvia, una volta tanto di non usarli.
E poi, permettetemi un'osservazione al padreterno: "Cavoli, ma non potevi farci un pò meno incasinati? Tutti stì metri di intestino, stì organi, stì ossi buchi! Per farci felici bastavano due occhi, due orecchi, un naso, nà bocca, un tubo digerente diritto, un buco per l'evacuazione (e qualche altro dettaglio).
Una bicicletta e via, tutti felici verso nuove meravigliose avventure!

PS: Ovviamente stavo scherzando. La prevenzione, prima di tutto. Basta solo avere culo ed affidarsi a dei medici competenti! Che altro!

LA GEOGRAFIA, QUESTA SCONOSCIUTA

Premetto che ho sempre superato "brillantemente" le varie tappe scolastiche, dalla maturità artistica con 56/60 sino a giungere, nel lontano 1984 ad una laurea(sudata) a 25 anni (2 anni scarsi fuori corso, ma lavoravo) con 110/110, in Architettura a Venezia. Mancava solo la lode. Pazienza.
Questo, solo per farvi capire, che avere una laurea non significa essere particolarmente intelligenti. Infatti, io, nel tempo, ho avuto molti riscontri in tal senso.
Giggino, che mi ama tanto tanto, per consolarmi a volte dice che sono "scollegata"; a me pare proprio, invece, di essere a volte particolarmente "deficiente" (nel senso che deficito di qualcosa, nello specifico di nozioni culturali, di velocità di calcolo e/o di intelligenza).
E adesso ve lo dimostro (per chi mi conosce, ovvio, non ce n'è bisogno).
Il fatto che qualcuno possa pensare di me, che sono un tantino tonta, mi fa semplicemente un baffo.
Sono altre le cose che mi interessano nella vita (ad esempio, sono ancora incazzata con la Maria Cristina Tittin, che all'età di 8/9 anni circa, si era rivolta a me, apostrofandomi con il nome di "fata muccona"(a causa della mia prematura prosperità, concretizzatasi con una quarta coppa D).
Insomma, la geografia, in particolare, (insieme alla matematica), non sono mai state il mio forte.
E sì, che non ritengo serva essere particolarmente intelligenti per comprendere i confini dell'Italia, o dove si trova il Madagascar.
Si tratta di studiare, applicarsi, incuriosirsi, viaggiare anche virtualmente (Giggino, per stimolarmi, mi ha anche regalato due mappamondi!).
Ma io proprio sono restia, mi pare una materia insulsa.
Se voglio sapere dove è una nazione, prendo l’atlante on-line e lo vedo. (tra un po’ si vedranno anche le persone che mangiano all’interno della casa posta nella via della città di nonosodove).
Ero in primo banco, che chiacchieravo con la mia compagna di classe di nome Lorella, era l’ora di geografia e la Professoressa Lanolini, stava spiegando l’Africa.
Mancavano solo 5 minuti alla campana. Ma si vede che Lorella ed io, avevamo veramente un tantino esagerato con le chiacchiere.
E la Profe si era incazzata a tal punto da chiamarmi alla cattedra per interrogarmi su quello che stava spiegando.
Ed io ero andata nel pallone.
O, come dice Giggino, mi ero “scollegata” (che vada in trance?).
E quando Lei mi chiese “Cosa c’è vicino al Rio delle Amazzoni?”, cogliendo al volo il suggerimento di una compagna di classe mia omonima, dissi: “IL DESERTO!”
Diodellamadonna, come mi sia uscita una simile bestialità, me lo sto ancora domandando!
Il deserto vicino al rio delle Amazzoni!
Il deserto al posto della foresta tropicale!
Roba da 4, ed al posto con le orecchie basse, basse.
A dire il vero, più che ignoranza in geografia, la bestialità che avevo detto alla Profe assomigliava a squilibrio mentale in fase di età dello sviluppo. (adesso, ci sarebbero i presupposti per presumere l’uso inconsulto di cannabis).
Non contenta, ovviamente del mio rendimento nella materia, mi applicai in seguito con una sorta di voracità, proprio nello studio della geografia. Ed in particolare, dell’Oceania.
Ed è lì, che ho dato il meglio di me stessa.
Avevo imparato tutto a memoria, parola per parola, salvo le virgole.
Così mi uscì una frase del tipo “In Australia ci sono molti cespugli spinosi ed allevamento di ovini”.
“Perché”, mi chiese la Profe, secondo me già un tantino prevenuta, “gli ovini mangiano i cespugli spinosi?”
“Certo che no!”, le risposi prontamente, credendo chiusa per sempre la questione dell’approvvigionamento degli animali.
Ed invece eravamo solo l’inizio.
Come le sia venuta in mente la seguente domanda, ancora oggi, a distanza di 35 anni, me lo chiedo, ma senza trovare una risposta soddisfacente. (adesso, ci sarebbero i presupposti per presumere l’uso inconsulto, da parte sua, di cannabis).
“Ma se io prendo una mucca (?) e la porto in un campo, la mucca mangia fino a quando è sazia, oppure mangia fino a che non scoppia?”
Forse mi “scollegai” (andata in trance?) nuovamente, fatto sta che elaborai tra me e me, il seguente ragionamento (o pseudo-tale in effetti): “Perché è passata dalle pecore alle mucche? Ci sarà un trucco? Vuoi vedere che le mucche sono così cretine che invece di mangiare fino ad un tot, sono senza fondo e poi ruminano pure quello che hanno mangiato e va a finire che stanno male e scoppiano?. Che se non arriva il contadino a portarle via fanno una brutta fine?
Così lo dissi, ebbene si, lo dissi “Mangiano sino a che non scoppiano!”
Altro 4, altro ritorno al posto con le orecchie basse, basse.

PS: ripensando a quelle cazzate che ho sparato, con la Profe di Italiano/storia/geografia, ancora un po’ mi vergogno. Soprattutto mi fa senso pensare all’eventuale esplosione delle mucche, con brandelli di carne in ogni dove, molto in sintonia però, con la produzione più pulp di Quentin Tarantino
Olè!

PS PS: ERRATA-CORRIGE - ATTENZIONE - ATTENZIONE!!!! UDITE-UDITE- Ieri parlando degli ovini e dei bovini con i miei suoceri ho appreso quanto segue:
1) mia suocera Miranda, anni 75 e di origini toscane, ha raccontato che quando da giovane portava al pascolo le pecore, doveva prestare molta attenzione a che non mangiassero troppe castagne, dolci ed invitanti per le stesse.
Le castagne, fermentavano in pancia le pecore si gonfiavano e morivano;
2) stessa cosa accadeva alle mucche, mi ha raccontato mio suocero Ettore, 82 anni, se mangiavano troppa erba medica/trifogli. Nel caso, si gonfiavano ed il contadino interveniva nel tentativo di salvarle con una specie di perforazione per far uscire l'aria. Altrimenti morivano, In un certo senso..."SCOPPIAVANO"...
Chissà se la mia profe è ancora viva... E se la chiamassi poi, servirebbe a qualcosa?
Mi basta la soddisfazione personale...
E mi spiace per le pecore e le mucche, ovviamente.

PS3 ERRATA CORRIGE!!!!!!!
Come mi ha fatto notare Silvietta, il Rio Delle Amazzoni, non si trova in Africa ma, pare in Sud America. A meno che non lo abbiano spostato di recente, questa è un'ulteriore riprova che di geografia proprio non ci capisco un emerito cazzo!

A PROPOSITO DEI PARCHEGGI

Sono molto contenta che in Italia non esista il porto d'armi!
Perchè, diciamocelo, a chi non è mai venuta voglia di sparare alle gomme di quel deficiente che sorpassa a destra la colonna di noi ebeti, tutti belli ordinati in fila?
A chi non è mai venuto l'impulso irrefrenabile di piantare un bel proiettile nel centro della zucca di quell'altro deficiente che ti tallona a venti centimetri dal culo della macchina? (che se non fosse per lo ovvie conseguenze fisiche che ti si ritorcerebbero contro, ti verrebbe comunque una gran voglia di inchiodare, farti tamponare, così gli si spiattella il naso sul vetro anteriore della macchina, tanto hai sempre ragione e paga l'assicurazione).
Per non parlare dei parcheggi.
E' lì, siamo proprio all'apoteosi della demenza, è lì che ci sarebbero delle sparatorie.
Io sono della categoria delle ebeti.
Mi spiego: se vado in un parcheggio, aspetto, con pazienza,(magari coadiuvata dall'alprazolam) il mio turno, senza cercare di prevaricare gli altri automobilisti.
Invece ci sono sempre quelli avanti una cifra.
Che non vogliono fare la coda, che arrivano all'ultimo minuto e ti fregano il posto agoniato.
E' che oramai, almeno per quel che mi concerne, li riconosco subito, proprio dalla faccia.
Tanto premesso, sabato u.s., con la mia cognatina Nico, siamo andate al mercato dello stadio, a bordo della mia stupenda macchinina peugeout 1007 (quella che si aprono le porte come l'ascensore) rosso squillante (anche se il rosso adesso è fuori moda e fuori dal parlamento).
Era da un tot che non andavo al mercato ed ero felice e contenta con il cuore gonfio di amore per l'universo!
C'era, vista la bella giornata, un tot di gente ed un gran casino.
Ma da brava persona educata, mi sono posizionata dietro ad una macchina in attesa che un'altra macchina si spostasse per lasciarle il posto.
Saranno passati 10/15 minuti ed ecco che arriva LEI.
LA DEFICIENTE DI TURNO.
Quella che ce l'ha solo lei.
Quella che "guardacometiinculoilpostobruttastupidottachenonseialtro"!
La mia macchinetta è piuttosto altina (quasi un SUVino) e dallo specchietto retrovisore, ho assistito a tutta la scena.
La summenzionata SIGNORA, ha fatto scendere la Sua creatura, che avrà avuto una decina di anni, e l'ha inviata in missione di avanscoperta, alla ricerca di un posto da parcheggiare, da difendere a costo della vita (di persona personalmente).
Io ho seguito dall'alto del mio sedile la scena. Ed ho visto la creatura posizionarsi nell'altra parte del parcheggio, dove una macchina stava facendo manovra per uscire.
E così mi sono spostata, in modo da impedire alla SIGNORA di passare oltre, poiché avevo,giustamente, diritto di precedenza, visto il tempo di attesa trascorso.
La SIGNORA, non contenta, è scesa ed è venuta a bussare al mio finestrino, chiedendomi, con dolcezza debbo dire, di spostarmi perchè doveva passare.
"SIGNORA", le ho detto io, "lo so, Lei vuole passare, ma vede, non mi sposto perchè sto aspettando che il signore finisca la sua manovra", "inoltre, vorrei farLe presente che sono in coda da circa 15 minuti e quindi penso di avere diritto di parcheggiare nel posto dove LEI ha inviato Sua figlia, a tenerLe il posto".
"Senta, (un tantino seccata, la SIGNORA) faccia quello che le pare, ma mi faccia passare!"
"D'accordo SIGNORA, non Le spiacerà, quindi, se Le investo la figliuola!"
E, prima di lasciarLe il tempo di ribattere (cosa che senz'altro avrà fatto) sono passata oltre, ed ho fatto scendere mia cognata la quale è andata dalla creatura e le ha detto: "Qui parcheggiamo noi, siamo già d'accordo con tua madre!"
"Ah, vabbè" ha detto la creatura e si è allontanata sculettando.
Trovate che sia stata una cafona?
Sicuramente la SIGNORA, non avrà potuto godere appieno della meravigliosa giornata primaverile, perché, diciamocelo, un tantino gliele avrò fatte girare!
Almeno spero!
L’educazione, si vede anche dalle piccole cose, come dal parcheggio.
E' nei parcheggi che noi piccole donne-iena, diamo il meglio di noi.

PS: Se non è sufficientemente chiaro, siccome anche una mia amica vorrebbe fare la prendi-posto ai parcheggi, personalmente lo reputo molto maleducato.
Se una persona viaggia da sola, cosa deve fare, per parcheggiare, noleggiare una comparsa, una badante?


Un'alta volta, a Lerici, il DEFICIENTE di turno (uomo sportivo su mercedes con femmena libidinosa ed un tantino zoccola a bordo), è entrato contromano ed ha parcheggiato nel posto che si era appena liberato nell'unico parcheggio del paese, (adesso per andare a Lerici, è meglio prendere il treno) alla facciazza della lunga coda (5/6 macchine, tra le quali la nostra) che c'era dal lato opposto.
Tanto è stato lo stupore per sì tanta sfacciataggine, che rimanemmo tutti a bocca aperta. O quasi.
Io che difficilmente resto a bocca aperta (mi è successo 1/2 volte), fui l’unica ad avere avuto il coraggio di fare qualcosa. Anche se non servì a niente, o quasi (sperammo tutti insieme intensamente che la cena gli fosse andata un po’ di traverso).
Mi avvicinai, con una certa nonscalance, al finestrino dell’auto sportiva, e chiesi al fustacchione: “Scusi, ma non ha visto tutta quella bella coda di persone che attendono di parcheggiare la macchina in questo posto?”
“Bhè, intanto, in questo posto, la macchina ce l’ho messa io!”
“Sa cosa le dico signore? Per quanto mi concerne, e sono sicura che è lo stesso per tutti i sopraccitati automobilisti in coda, la SUA macchina del cazzo se la può infilare anche tranquillamente su per il culo!”.
Il fustacchione è rimasto molto interdetto, perché, immagino, non si sarebbe aspettato che dalla bocca di una donna, potesse uscire (parlo di una decina di anni fa) un gergo sì tanto volgare!
E poi, non avevo l’aspetto della donna “sboccata”.
O no?

Insomma, meglio non ci siano le armi a portata di mano.
Potrebbe essere una strage!
Amen

giovedì 8 maggio 2008

LA FINESTRA IN SOFFITTA

Tanto per farvi capire che alle volte si vuol vedere quello che si vuol vedere, vi racconto un altro episodio della mia infanzia, già noto a pochi intimi.
E' uno dei ricordi rimasti per mè, sino a non moltissimi anni orsono, come una specie di mistero sospeso nell'etere.
Ero sicurissima, a differenza di altri casi, di non essermelo sognato.
Una sera, in compagnia di mio papà Lorenzo, salimmo in soffitta alla quale allora si accedeva attraverso una botola nel solaio.
Per mè, ovviamente, tale incursione nel sottotetto, pieno di cianfrusaglie e ragnatele, fù una cosa bellissima.
Ma successe un episodio che mi sconvolse l'esistenza (si, non stò esagerando) per un tot di anni ed al quale, non seppi dare una logica spiegazione.
Fatto sta, che mio padre, guardando da una finestrella che c'era sul tetto, mi disse: "Guarda la casa della Maria, c'è sua mamma che sta dando da bere ai gerani!".
Ed io, vidi "mia zia, la sorella di mio papà e la mamma di mia cugina Maria, china di spalle, sui gerani, intenta ad accudirli amorevolmente, come era solita fare".
Fine della storia.
Niente di strano, apparentemente, in tutto ciò.
Se non per il semplice fatto che mia zia abita a circa 5 chilometri in linea d'aria da casa nostra. Quindi anche dalla summenzionata finestrella.
Pertanto, da quel momento in poi, per anni e anni, ho continuato a chiedermi come fosse stato possibile vedere la zia, dalla finestrella in soffitta, dandomi varie risposte più o meno demenziali:
- cannocchiale ad altissima potenza;
- rapimento alieno;
- cannabis;
- tranfert;
- varie.
E poi, così come tutto era nato, un bel giorno, tutto è tornato al suo posto.
Stavo per l'ennesima volta raccontando a mio padre in presenza di mia madre tale stupefacente episodio, quando tutto mi è crollato addosso!
Quante seghe mentali per nulla!
Mio padre aveva effettivamente detto: "Guarda la casa della Maria, c'è sua mamma che sta dando da bere ai gerani!".
Solo che la Maria alla quale lui si riferiva era la mia quasi coetanea vicina di casa.
Ed io ho visto SUA MADRE di schiena e non mia zia.
Anche se si assomigliavano, anche se le case pure si assomigliavano, anche se entrambe le genitrici amavano i gerani, io ho visto quello che ho voluto vedere.
Morale della favola: "Ero già rintronata da piccola".
amen

LA SIRENA DEL CARDI

Siccome sono in vena di ricordi, volevo mettere per iscritto uno dei sogni più strani e ricorrenti della mia lontana infanzia: quello della "sirena del Cardi".
Dovete sapere che vicino a casa mia, c'è una fabbrica di rimorchi che alle ore 13:00 in punto, suonava la sirena per avvertire gli operai della fine del turno lavorativo.
Il suono era piacevole (prima che mi si alterassero le frequenze medio-alte) ed era diventato un punto di riferimento, immagino, per tutta la comunità di Chievo (ebbene sì, abito a Chievo, e non è per tirarmela ma vuoi vedere che andiamo di nuovo a finire in serie A, alla facciazza di chi so io?).
Io mi trovavo (sono sicura stavolta che era un sogno, per ovvie ragioni che emergeranno in seguito) sullo scivolo a fianco della nostra casa, sempre in compagnia di mio nonno Angelo.
La "sirena del Cardi", era una specie di lunghissimo serpente che partiva dalla fabbrica e si allungava sino a casa nostra, sospeso per aria, ed eravamo diventati grandi amici.
Doveva quindi essere lunga circa 300 metri, ma era simpatica e non mi faceva paura (nel sogno, ovvio).
Una volta si era presentata, sempre alle ore 13:00, accompagnata dal suono diffuso dagli altoparlanti, con una sorta di maschera composta da naso-occhiali, come quelli che si usano per carnevale.
Ma io, che già allora ero "troppo" furba, mi accorsi subito dell'inganno e le dissi: "Ma va là, ti ho riconosciuto! Tu sei la sirena del Cardi!".
Lo so, penserete che è un sogno stupido.
Ma se pensate che il serpente ha dei riferimenti onirici psico-sessuali, provate ad immaginare quale carica erotica doveva contenere quel sogno, con una biscia lunga,(metro più, metro meno) ben 300 metri!
Amen

L'ALBERO DELLE MORTADELLE

Ci sono dei ricordi provenienti dalla mia lontana infanzia, che non sono mai riuscita e, aimè, mai riuscirò, a focalizzare completamente.
Siccome (lo so, non è bello iniziare una frase con siccome, ed è proprio per questo che inizio così)l'unica persona in grado di ragguagliarmi in tal senso, era mio nonno Angelo, passato a miglior vita una trentina di anni orsono, temo che tali ricordi, resteranno per sempre dei quesiti irrisolti.
Ed in un certo senso è proprio questo il bello.
Che le mortadelle (nel veronese le mortadelle sono le salcicce) non nascessero sugli alberi, contrariamente a quanto pensassi, lo appresi molto tempo fa.
Però, sono certa di essere andata, un pomeriggio, con nonno Angelo, in riva all'Adige, dove c'era una specie di foresta di alberi tipo pioppi ed arbusti vari.
E tra tali variegate specie vegetali, c'era una sorta di alberello, sarà stato alto un paio di metri, con i rami che partivano dabbasso, e con appese ad i rami delle mortadelle.
Anche se ero molto piccola, la cosa mi parve piuttosto strana, a riprova che già da allora non ero del tutto scema.
Fatto sta, che il nonno Angelo, raccolse le mortadelle e le portò a casa "per darle da mangiare ai conigli".
Vi faccio notare, per chi non lo sapesse, che notoriamente i conigli sono erbivori e dubito siano ghiotti di mortadelle.
Infatti, (lo so, non è bello iniziare una frase con infatti, ed è proprio per questo che inizio così), il primo grande dubbio che mi è sorto nella testolina, è stato questo:" Ma i conigli non mangiano la carne!".
Più avanti con gli anni, si è aggiunta la consapevolezza che non esistono alberi che producono mortadelle.
Ed allora (troppo tardi per chiedere spiegazioni al nonno Angelo), cosa ho visto in riva all'Adige?
Cos'erano quelle salcicce appese ai rami?
Poteva esistere qualche deficiente che avesse buttato delle mortadelle?
E se sì, se veramente qualcuno le avesse buttate (cosa assai improbabile) perchè nonno Angelo le aveva raccolte e le aveva portate ai conigli, che sicuramente non potevano appezzare?
Che si trattasse di un sogno?
Eppure mi sembrava e mi sembra tuttora, così reale!
E' bello però fantasticare su una cosa del passato remoto, sapendo di non cavare un ragno dal buco, chiudere gli occhi e rivedere il nonno Angelo, con la maglia di lana bordeaux e la carriola, insieme alla nipotina a spasso sulle rive dell'Adige, a caccia di alberi con le mortadelle.

venerdì 2 maggio 2008

QUELLA VOLTA DELLO ZIO RUNO

A proposito di funerali, memorabile è stato quello dello zio Runo.
Era l'estate di una decina di anni fà (non ricordo bene l'anno) e, tanto per cambiare, era ricoverata in ospedale, la mia cara mammina Natalina, al geriatrico. Faceva un caldo esagerato. Ed io ero un pò rintronata (più del solito).
Mio papà era andato a trovarla all'ospedale, era il primo pomeriggio.
Ricevetti una chiamata da mia cognata che mi disse: "ha telefonato tua cugina Ita, dicendo se qualcuno va ad aiutarla ad alzare lo zio Runo, perchè è caduto e lei e la badante non riescono ad sollevarlo (ovvio, essendo peso morto).
Allora, allertai il sant'uomo di Giggino che si recò velocemente (contrariamente alla sua natura) a prestare soccorsi.
Dopo un tot, mi chiamò e mi disse: "sai, lo zio Runo, è morto!".
"Cacchio" (faci io, vabbè non ho detto proprio cacchio ma quasi).
"Però, il problema non è tuo zio Runo, ma tua cugina Ita, perchè non vuole credere che sia morto, nonostante siano intervenuti quelli del 118, e ne abbiano constatato il decesso". "Continua a fargli il massaggio cardiaco (era una infermiera prima di andare in pensione) e sono molto preoccupato, vedi se riesci a trovare il dottor Figo perchè venga e la faccia ragionare".
Tanto detto, tanto fatto.
Prontamente chiamai il dottor Figo (medico di famiglia) il quale, una volta appresa da me la notizia,così commentò: " Eh, tè credo che l'è morto, con la polmonite sò fiola no là volù portarlo all'ospedal e par quanto riguarda gli antibiotici, neanche a parlarne...el minimo che podea tocarghe l'era quella de morir!" (trad. forse sarebbe stato meglio ricoverarlo prima che tirasse nà brena).
In ogni caso, il dott. Figo, effettuò un altro sopralluogo, riconstatando il decesso dello zio Runo, che aveva, comunque, la bellezza di oltre novant'anni!
A quel punto, Giggino, richiese il mio intervento, dal momento che nemmeno con due certificati medici di decesso, la cucina Ita, smise di praticargli il massaggio cardiaco.
Diodellamadonna, non dimenticherò mai la scena:lo zio Runo, maglia maniche lunghe di lana e mutandoni di lana, occhi azzurri bellissimi spalancati, stenco a bocca aperta, deposto su un materasso in una camera con le finestre chiuse, sigillate con il nastro adesivo, come nei film di Dario Argento.
E mia cugina Ita, china sopra il padre, che gli comprimeva il torace. Lo zio Runo, poveretto, ad ogni pressione sul torace, emetteva una sorta di rantolo, ovviamente non nella ricerca disperata di aria, ma semplicemente per una questione meccanica. Però faceva senso....
Nel tentativo di far rinsavire la cugina Ita (tempo sprecato) la invitai a cercare un degno vestito per il padre, in attesa di quello delle pompe funebri, sottolineando anche il fatto, che lo zio era proprio stenco e forse era meglio lasciarlo andare...
La cugina (mica stupida) mi propose:"Io cerco il vestito perchè sò dove mettere le mani, ma tu intanto prosegui con il massaggio cardiaco!".
Ovviamente, rifiutai la proposta.
Finalmente arrivarono quelli delle pompe funebri ed un'amica della cungina Ita.
Subito si adoperarono per arieggiare l'ambiente, onde evitare, testuali parole "che mora qualche altro" (dato il caldo afoso). La cugina Ita, aveva sigillato col nastro adesivo le finestre, appresi in seguito, per evitare pericolose correnti d'aria, molto nocive per la salute, a suo avviso, quando fuori ci sono 40 gradi.
Insomma, appena arrivata la sua amica, la guardò e le disse "L'è morto!" (era da due ore che glielo stavamo dicendo, della serie quello che dici tu mi entra da un'orecchio e mi esce dall'altro).
Finalmente, lo zio venne preso in consegna da quello delle pompe funebri e posto (lo appresi due giorni dopo, al funerale) in una sorta di cassa da morto-frigorifero.
E ce ne tornammo, Giggino ed io, un tantino scossi a casa nostra.
A mia madre non sapevo come dire che, il fratello di sua madre, era passato a miglior vita.
Così, per sdrammatizzare, la sera quando andai in ospedale le dissi:
"Madonna che caldo che fà oggi, ci saranno 40 gradi, ne sono successe di tutti i colori, si è rotta la lavatrice, la televisione e, per finirla, è persino morto lo zio Runo!".
Due giorni dopo, al funerale, l'apoteosi della demenza!
Eravamo nella camera ardente (mica c'era il fuoco perchè si chiama così?) e la cugina Ita, mi si avvicinò e mi disse ad un orecchio "Non sarà mica morte apparente, vero?"(lo zio era nel frigo da due giorni).
Non so, ma penso di averle detto, "No, non è morte apparente, è morte di un parente"
E poi, come nei film di Fellini, il trasporto della salma in chiesa.
Con la cugina attaccata al maniglione del carro funebre, dietro, a piedi.
E con quello che guidava il furgone che non se ne accorse. Ed accellerava. E la cugina Ita che non mollava la presa. E cominciava a correre. A correre. E rischiò di essere trascinata per strada.
Zio Runo, penso sarai comprensivo con me e non me ne vorrai, se quando ripenso al tuo funerale, mi viene ancora da ridere.....
Un bacio
Anna

QUEL MOTIVETTO CHE MI RITORNA IN MENTE

E' già la seconda mattina, l'altra è stato sabato scorso, che mi alzo canticchiando quella bella canzoncina che fà: "l'eterno riiiposo doonna alooro o signore e recchia meterna lala lara llalal....".
Adesso, che sono "fuori" è assodato, ma perchè io mi debba svegliare canticchiando "L'eterno riposo", nota canzone che accompagna le salme verso il loro ultimo tragitto, proprio resta un mistero...
La mente umana, il subconscio, la encefalopatia spungiforme da stress, il cambio di stagione, il cancro, il risotto con gli asparagi che ha fatto Giggino ieri sera sul tardi.... tutto può essere, perchè tutto ha un senso....
o no?

TORRE DEL LAGO

TORRE DEL LAGO

RITROVO TRA EX COMPAGNI DI LICEO

RITROVO TRA EX COMPAGNI DI LICEO
per i 50 anni di Flavio ed Annalisa...

Con Diana e Oscar

Con Diana e Oscar
splendidi figli di Gianni e Camilla...

CI SONO ANCORA

CI SONO ANCORA
con la collana in vetro di Murano ed argento, regalo dei colleghi..

LA MIA SCINTIGRAFIA DEL 09/08/2007.

LA MIA SCINTIGRAFIA DEL 09/08/2007.
Come potete vedere, quello indicato con la freccia è ALIEN (il mio buco sul sacro, PLASMOCITOMA S1-S3: è quello nero)

IO e....boh! non so chi sia...

IO e....boh!  non so chi sia...

Maggiolino nel piatto marocchino

Maggiolino nel piatto marocchino

Maggiolino non ci stà più

Maggiolino non ci stà più
nel piatto Marocchino!

ALCUNI MIEI DISEGNI NEL TEMPO

ALCUNI MIEI DISEGNI NEL TEMPO
Ciro Crillo

LA NICO COL GATTO

LA NICO COL GATTO

AUTORITRATTO CON BOTTICINO

AUTORITRATTO CON BOTTICINO

AUTORITRATTO DURANTE LA TERAPIA

AUTORITRATTO DURANTE LA TERAPIA
Ero un tantino incazzata. Si vede?

AUTORITRATTO DOPO LA RADIO ED IL DESAMETASONE

AUTORITRATTO DOPO LA RADIO ED IL DESAMETASONE
Si vede che sono un tantino sollevata

Carlotta....

Carlotta....
la micia di Arianna e Roby...

Coco

Coco

Per Mara....

Per Mara....

Maggiolino 2008

Maggiolino  2008
Ottobre

IN PRINCIPIO, QUANDO ERO MOLTO TRISTE

IN PRINCIPIO, QUANDO ERO MOLTO TRISTE

PENNARELLI E MATITE

PENNARELLI E MATITE

Particolare del 99

Particolare del 99

GATTI MISTI 2008

GATTI MISTI 2008

GATTO ROSSO

GATTO ROSSO

GATTO ROSSO

GATTO ROSSO
l'ho regalato a Loretta e Michele, l'ho disegnato adesso, di notte, con i pennarelli

GATTO DI NOVEMBRE

GATTO DI NOVEMBRE

ACQUARELLO

ACQUARELLO

TANTI GATTI

TANTI GATTI

ACQUARELLO

ACQUARELLO

ACQUARELLO

ACQUARELLO

PASTELLI

PASTELLI

ACQUARELLO E MATITE

ACQUARELLO E MATITE

PASTELLI

PASTELLI

PASTELLI

PASTELLI

PASTELLI

PASTELLI

A CHINA

A CHINA

Giggino stravaccato sul sofà

Giggino stravaccato sul sofà

Per le marmellate di Giggino (per le etichette dei vasetti)

Per le marmellate di Giggino (per le etichette dei vasetti)
Natale 2007. Traspare dallo sguardo dei micetti, la serenità dello spirito che si avvicina con devozione alle sante festività!!!! diodellamadonna, sembrano due iene! Vedi il subconscio..

acquarello

acquarello

Senza titolo

Senza titolo

Pennarelli e matite

Pennarelli e matite

Tempera su legno

Tempera su legno

Olio su tela

Olio su tela
A Giggino piace, mentre a mè fa schifo, perchè con i colori ad olio, sono proprio negata....

Particolare

Particolare
luna

Giggino

Giggino

Acquarello

Acquarello
Botticino

Particolare

Particolare
Pastrocchi con i pennarelli e le matite

Particolare

Particolare
Tempera su asse di legno

MADONNA

MADONNA
E' stato un esercizio di stile. Non è il mio genere...era per provare se sono capace di disegnare

Il nostro letto a Montereggio

Il nostro letto a Montereggio
Dipinto dalla stessa scrivete nel lontano 1993

BARBARA

BARBARA
la nipote, la figlia di mio fratello Sergio...quella che ha tre gatti, due cani, quattro cincillà..quella che ha una "passione" per gli animali...

GIGGINO

GIGGINO
il mio amore con la cravatta e la camicia che gli ho regalato io, con i suoi soldi!

LA NICO

LA NICO
quella gnocca di mia cognata

COMPLEANNA

COMPLEANNA
Il taglio della torta...(da sinistra) Mara, Loretta, io che frigno, Massimino e Silvietta (Citrato n. 2)

DOMENICA 26 OTTOBRE 2008

DOMENICA 26 OTTOBRE 2008
a passeggio a Peschiera

MAGGIOLINO

MAGGIOLINO
stonzettino

Occhi gialli

Occhi gialli
karma Chicca, madre/moglie di Cicciolinus, madre di Maggiolino...

Cicciolinus

Cicciolinus

maggiolino in semi-coma

maggiolino in semi-coma

Maggiolino

Maggiolino

Maggiolino

Maggiolino

Maggiolino

Maggiolino
Il più bello della Via Perloso, nò balle!

2005

2005

2006

2006

Luglio 2008: a 4 anni di distanza dall'esordio della malattia

Luglio 2008: a 4 anni di distanza dall'esordio della malattia
Ad un anno esatto da quando mi si è bucato l'osso sacro! Il cimitero può attendere! Coraggio, tumorati di tutto il mondo, mettiamogliela in quel posto! Mieloma, ti conosco, ti vedo, ti stronco!!!!!!!! Bastardo vedremo chi la vince!

19 luglio 2008

19 luglio 2008
Anniversario di quando mi sono seduta sulla sedia e mi si è rotto l'osso sacro! per festeggiare cena a Vernazza

Gruppo di amici a Vernazza

Gruppo di amici a Vernazza

Coppia al mare

Coppia al mare
Giggino, il sant'uomo di mio marito ed io

Là nella valle c'è Montereggio http://www.montereggio.it/

Là nella valle c'è Montereggio http://www.montereggio.it/
siamo in Lunigiana, nel paese dei librai, paese natio di Giggino

Montereggio

Montereggio
la chiesa sconsacrata

Montereggio

Montereggio

19 Luglio 2008: Montereggio by night

19 Luglio 2008: Montereggio by night

Crì ed io a Montereggio

Crì ed io a Montereggio
13 luglio 2008

Mary alla finestra

Mary alla finestra
A Montereggio

ROBERTO E FIORELLA

ROBERTO E FIORELLA
coppia al bar in quel di Montereggio

Sono andati avanti.......

Sono andati avanti.......
Mauro, Rambo ed Ila

Archivio blog